Oggi si è celebrata la prima giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia da coronavirus, una giornata per ricordare e rendere omaggio a quanti sono caduti vittima di questa terribile epidemia.
“La nostra terra, il Molise – ha detto Pompilio Sciulli, presidente dell’Anci Molise– in questi ultimi mesi è duramente colpita e messa in ginocchio, l’epidemia di Covid–19 come una mannaia porta con sé vite, sentimenti, quotidianità; ogni tipo di attività economica e sociale è sospesa. 406 decessi, 11.833 contagiati, sono numeri pesanti, macigni che segnano e scuotono l’essere delle nostre comunità, così fragili in questo momento. Si tratta di un’esperienza che segnerà per sempre e che metterà profondamente alla prova la capacità del nostro popolo, gente di dura tempra, a superare la crisi con coraggio e determinazione questo terribile momento. Ai sindaci molisani, come ai colleghi di tutta Italia, è stato chiesto di ritrovarsi davanti ai rispettivi municipi, indossando la fascia tricolore, per osservare un minuto di silenzio al cospetto della bandiera italiana esposta a mezz’asta.
ANCI Molise è presente e attiva in questa emergenza al fianco dei sindaci che affrontano la quotidianità con senso di responsabilità”.
“Un anno fa –ha fatto eco il sindaco di Agnone, Daniele Saia,– la visione della foto dei carri militari che trasportavano centinaia di bare da Bergamo ha sconvolto e terrorizzato le nostre vite. Un anno fa, in questa giornata, abbiamo preso contezza della brutalità di quello che ormai da mesi è il nostro nemico giurato, il Covid-19. La terribile malattia non ha risparmiato nemmeno Agnone, il nostro piccolo pezzo di paradiso. Un vento gelido si è abbattuto duramente sulle nostre case, su molti dei nostri parenti e amici. Agnone, infatti, ha pagato a duro prezzo la discesa in campo nella lotta contro la pandemia; alcuni nostri concittadini hanno dovuto scontrarsi con un mostro troppo forte che ha strappato via la loro vita. Ed è proprio a loro che va il ricordo sentito da parte di tutta l’Amministrazione, un abbraccio caloroso che travalica le barriere dell’esistenza.
E il vento gelido ha continuato e continua ancora a soffiare, continua ancora oggi a sferzare tra le strade e tra le persone. Mi piace pensare, però, che il vento che ha causato tempesta in questi mesi non sia ancora riuscito a spegnere la fiamma che è in ognuno di noi. Quella fiamma che, forse sì, si è piegata e ha perso vigore nel suo bagliore, ma che è ancora viva e calda nei nostri animi. Ed è con quella lingua di fuoco che dobbiamo guardare al futuro, per tornare un giorno a riunire le fiamme e creare un grande falò; un falò di fratellanza, amore e rinascita”.
V.Labanca