Abruzzi e Molise, appartenenti all’area geografica dell’Apulia , divisa in due dalla catena dell’Appennino, confluiscono nei due bacini linguistici delineati da Dante Alighieri nel suo saggio sull’Eloquenza della Lingua volgare.
Da qui discende l’interpretazione del suo dire “ tolta la pula ai volgari italiani” per poi continuare, “ traversando gli omeri frondosi dell’appennino”, il cammino alla ricerca del volgare illustre tra i 14 dialetti compresi nei due bacini linguistici della penisola italiana, coricata su letto orizzontale tra i due mari.
“ Affermiamo dunque anzitutto che l’Italia è divisa in due parti: la destra e la sinistra. Se poi mi si chiede quale è la loro linea divisoria, rispondiamo in breve che essa è costituita dalla cresta dell’Appennino: questa cresta infatti, come il displuvio di un tetto da cui l’acqua gronda da una parte e dall’altra per cadere in due direzioni opposte, fa scorrere per lunghi embrici le acque, che defluiscono da entrambi i lati verso l’uno o l’altro litorale, come dice Lucano nel secondo libro”
Ed è proprio uno dei luoghi sulla cresta il protagonista di uno dei più importanti documenti della lingua volgare nei suoi primi passi della trasformazione delle parole adoperate ancora oggi nei nostri dialetti meridionali.
Sulla vetta di Monte Capraro sono visibili i resti di un eremo benedettino medievale intitolato a San Giovanni Battista. L’edificio religioso è menzionato per la prima volta in un documento notarile del 1040. In quell’anno, Gualtiero Borrello, signore di Agnone e di tutte le sue pertinenze (tra cui Capracotta), dona al monastero benedettino di San Pietro Avellana tutto l’agro compreso nel versante settentrionale della montagna di Valle sorda e del Monte Capraro fino alle sorgenti del fiume Verrino e fin sotto l’abitato di Capracotta, tra cui l’eremo di San Giovanni Battista, studiato a fondo dal grande scrittore e studioso molisano l’architetto Franco Valente.
“ Fratel Ruele prior heremitus sancti iohannis de monte caprarum […] sanctorum apostolorum Symonis et Iude in territorio de sancti iohannis p. subdita […] de sancti iohannis fecit pro ipsum et pro aliis fratibus heremitis de sancti iohannis li quali laborasseru pro ipsi et pro aliis fratribus li quali fusseru in sancti iohannis et pro facere orationem quilli iurni li quali non gisseru al labore. qualunqua homo volesse departire ista ecclesia da sancto iohanne sci scia excommunicatus.”
Sono le parole del Memoratorio del priore Ruele del 1171, Uno dei documenti più antichi della lingua italiana. In una decina di righe, il frate scomunica chiunque volesse separare la chiesa dei santi apostoli Simone e Giuda dal restante territorio dell’eremo sul Monte Capraro . Il testo nella sua struttura latina, usa termine come “iurni” come più antica attestazione italiana del termine “giorno” e la trasformazione dell’avverbio latino “sic” in “scì” ancora usato come particella affermativa per l’italiano “sì” e la locuzione “ Sci Scia – Si Sia “ ed ancora la parola “ territorio”. Un documento interessantissimo che caratterizza la frammentazione delle parlate e delle voci dialettali nel loro rapporto con l’italiano nato da quel serbatoio infinito di parole che è stato il latino.
Rosa Casapullo, nell’Enciclopedia dell’Italiano (2011), a proposito di documenti del volgare italiano quali il Placito Capuano, atto giudiziario risalente al 960 e conservato preso la Biblioteca Del monumento Nazionale di Montecassino, ritenuto atto di nascita dell’italiano, scrive che «un terzo gruppo è costituito da testi, risalenti alla fine del XII e all’inizio del XIII secolo, che segnano la fine dell’affioramento episodico del volgare e l’inizio di vere e proprie tradizioni discorsive [tra cui il] memoratorio di Monte Capraro (1171)».
Memoratorio, notizia breve da tenere nella memoria per i tempi moderni e futuri che si trova anch’esso a Montecassino ma che è molto particolarmente importante perché contiene “ in un contesto in lingua latina, alcune parole in italiano che riconducono al territorio compreso tra San Pietro Avellana e Capracotta il primato nazionale per il suo uso».