Per inquinamento e danni all’ambiente la moda si attesta al secondo posto dopo il petrolio! In pochi anni la cosiddetta fast fashion ovvero l’acquisto di capi a basso prezzo e in quantità esagerata ha provocato accumuli di rifiuti impensabili. Si stima che viene gettato il 75% degli oltre 53 milioni di tonnellate di capi prodotti nel mondo.
In questo continuo oltraggio al creato va considerato inoltre il problema umano dei lavoratori sottopagati e sfruttati in luoghi già miseri e senza alcun diritto da parte dei lavoratori, la gran parte donne. Tonnellate di coloranti al piombo vengono sversati nei fiumi indiani, a monte troviamo processi lavorativi altamente inquinanti soprattutto per l’uso di fibre sintetiche derivate dal petrolio che poi rilasciano microplastiche per vari anni.
I tessuti sintetici, infatti, diffondono ad ogni lavaggio microfibre di plastica che si attestano tra le prime fonti di inquinamento idrico domestico. Una recente analisi condotta da Greenpeace Germania riferisce che negli ultimi anni la produzione di abiti ed accessori è pressoché raddoppiata, vengono acquistati ogni anno il 60% in più di capi mentre il loro effettivo uso si è dimezzato se confrontato all’ultimo ventennio!
Risultato di questa tendenza distruttiva di materie prime e di conseguente inquinamento per rifiuto di capi indossati poco è proprio l’ ammasso esagerato di rifiuti che in un circolo vizioso torna nell’ambiente. Solo da qualche anno si sta sviluppando la ricerca di tessuti ecocompatibili avviata anche da note marche della moda e da singoli ricercatori. A noi tutti spetta la consapevolezza dei gesti che compiamo nei confronti del pianeta, ad ognuno di noi la scelta di azioni sempre più rispettose per questo nostro luogo chiamato Terra.
Maria Stella Rossi