Sono circa le nove del mattino e le vediamo entrare nel porto, spedite. Abbiamo sentito i motori sotto costa dalle prime luci dell’alba. Ma pescavano già prima. Ormeggeranno sulla postazione che costeggia il piazzale, di fronte alle mura del paese vecchio. Abbiamo fatto una camminata fino al molo da dove partono gli aliscafi e le imbarcazioni per le isole Tremiti.
Veramente un traghetto è partito da poco assicurando il collegamento giornaliero con le diomedee. Il porto è quasi deserto. C’è il catamarano Zenit che dovrebbe riprendere, se tutto va bene, la tratta con la Croazia. Un paio di pescatori sciolti, qualcuno che passeggia e sullo sfondo il rimorchiatore San Ciriaco che si è rinnovato nell’aspetto. Le vongolare hanno raggiunto l’imboccatura a debita distanza l’una dall’altra. Seguiamo il percorso con qualche scatto fotografico. Si spengono i motori mentre i componenti dell’equipaggio avviano la manovra di ormeggio calando l’ancora.
E’ una bella scena, poco dopo, quella che le vede accostate l’una affianco all’altra sulla banchina, con le draghe sollevate sulla prua. Ma la curiosità è quella di vedere il pescato. Da una delle prime imbarcazioni scende un ragazzo con un sacco retato di circa una ventina di chili, sono vongole di taglia piccola rispetto all’ altro di scarsi cinque chili che contiene le veraci, dentro una cassetta sopra un novero di “ caparroni “, ufficialmente murici o anche lumaconi di mare di cui qui vanno ghiotti. Chiediamo se ne possiamo comprare ma il giovane risponde che il pescato è poco ed è stato già ordinato. Ed è vero, ad un tratto, tra una domanda e una risposta arriva un incaricato che preleva il tutto. Andiamo più avanti ma di vongole o “ cocciole”, come le chiamano a Termoli, nulla, tutto precedentemente commissionato.
Un signore ed una signora domandano anche loro e si fermano a parlare del più e del meno. Il più dei loro discorsi sono alcuni modi di cucinare il pesce che non si può fare a meno di ascoltare anche per il tono di voce portato dal silenzio intorno e dal battito delle ali dei gabbiani in volo. Non so perché, non c’entra nulla ma tra le parole che si dicono tra loro, percepisco uno profumatissimo odore di basilico che sovrasta il salmastro e che con la cucina del pesce non c’entra nulla, ma io lo sento sotto le narici.
Sarà la suggestione e questa voglia di normalità che stenta a decollare. Oggi è il primo giorno di giallo. Si spera in una ripresa graduale e soprattutto senza sorprese. Le barche a motore per la pesca in alto mare hanno lasciato il porto a mezzanotte. Mi raffiguro la processione avendola vista diverse volte. Le luci delle lampare e il riverbero sull’acqua nelle notti di bonaccia sono uno spettacolo. Il primo rientro lo faranno nella prima mattinata di martedì. Sbarcano il pescato, direzione mercato ittico, e ritornano in alto mare fino alla notte del giovedì. La loro settimana è corta ma vale il doppio, è fatta di giorno e di notte, tranne poi nei periodi lunghi del fermo pesca obbligatorio onde consentire la riproduzione.
L’Adriatico del Molise, trentatré chilometri , è in realtà una porzione infinitesimale di fascia costiera ma l’economia del mare è importante e solido fattore. Diversi sono gli armatori e la flottiglia è abbastanza nutrita. Molte barche vanno al largo, ovviamente, nel rispetto dei confini delle acque territoriali e oltre, fermo restando le convenzioni tra le due sponde. Il prodotto è abbondante e caratterizzato dalle specie stagionali. In questo periodo si pescano seppie, orate, code di rospo e pesce vario da zuppa. Famosa è la zuppa di Termoli, lo chiamano brodetto ed è particolarmente buono per la pastura e la particolarità dei fondali argillosi.
Ma per oggi avevamo messo in cantiere gli spaghetti con le vongole. Le compriamo allo stabilimento nei pressi del molo piccolo, vicino al faro giallo, nelle vasche c’è di tutto, per lo più di allevamento. Seguiamo a memoria la ricetta. Ne mettiamo a spurgare un chilo e mezzo, le poniamo in un tegame a coperchio chiuso per farle aprire. Nel frattempo in una padella antiaderente versiamo olio, aglio, peperone verde a sottili listarelle, aggiungiamo le vongole sgusciate, facciamo soffriggere leggermente, sfumiamo con mezzo bicchiere di vino bianco secco, aggiungiamo l’acqua filtrata delle bivalvi e lasciamo cuocere fino alla cottura della pasta. Per tre persone, circa 300gr. di spaghettini n 15, li scoliamo al dente e li versiamo nella padella. Una voltata e una girata a fiamma viva, un po’ di pepe nero macinato al momento, qualche ciuffetto di prezzemoli tritato e il piatto è servito, non prima del valore aggiunto. Il velo di peperoncino rosso
Fernanda Pugliese