Era il 20 giugno 1961 quando Giovanni Gronchi, Presidente della Repubblica Italiana, appose la sua firma sul decreto n. 675 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 190 del 02 agosto 1961 ( Clicca QUI ).
Con questo ultimo atto si concludeva il procedimento che autorizzava la variazione del nome della frazione “Pagliarone” in “Villa San Michele“.
Prima della firma del Capo dello Stato si erano espressi con parere favorevole il consiglio comunale di Vastogirardi, con la deliberazione numero 25 del 29 giugno 1960 e il consiglio provinciale di Campobasso con la deliberazione numero 57 del 19 settembre 1960.
Secondo le fonti scritte e le testimonianze orali i primi abitanti, provenienti dalle vicine località di Forlì del Sannio e Roccasicura, identificarono come “il Pagliarone” un vecchio casolare probabilmente di proprietà dei monaci certosini di Napoli.
Successivamente Pagliarone divenne il nome del “nuovo” borgo, le cui origini sono databili tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800.
Negli anni ’30 alcuni eventi franosi interessarono una parte delle abitazioni di Pagliarone; a tal proposito le autorità dell’epoca decisero di ricostruire un nuovo villaggio in una zona situata ad un’altitudine di circa 900 metri sul livello del mare. I primi lavori delle abitazioni e della nuova chiesa iniziarono sempre negli anni ’30; la costruzione e l’assegnazione di queste nuove abitazioni causarono con il passare degli anni l’abbandono del vecchio borgo.
Anche la chiesa, dedicata all’Arcangelo Michele in località “Pasquale” , fu abbandonata e, cosa ancora più grave, barbaramente distrutta. Verso la fine degli anni ’50 il popolo decise di cambiare il nome alla frazione in “Villa San Michele” in onore dell’ Arcangelo da sempre venerato.
L’esigenza di un nuovo nome si rese necessaria anche per identificare la diversa collocazione delle abitazioni della frazione. Il 02 giugno 1961 nella frazione di Pagliarone si inaugurò la stazione ferroviaria situata lungo la tratta Sulmona-Carpinone.
Lo Stato investiva sul territorio facendo sentire la propria presenza, infatti ne sono esempio la ferrovia, l’ufficio postale e l’assistenza sanitaria. Oggi, nella cosiddetta “era digitale”, gli abitanti della piccola frazione non godono però della possibilità di comunicare con un semplice telefonino.
Questa mancanza genera e aumenta le disuguaglianze; condizione assecondata proprio dallo Stato o dagli enti locali che poco o nulla fanno per “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Villa San Michele, come tutti i centri delle aree interne del Molise, conta pochissimi residenti in seguito al calo demografico subìto nel corso degli anni.
Sergio D’Andrea