La Carta di Roma e il protocollo deontologico concernente i richiedenti asilo, i rifugiati e le vittime di tratta, i migranti in genere.
La Carta di Milano e l’accordo professionale dei giornalisti con le persone in stato di detenzione, rapporto tra informazione e realtà carceraria . Se ne è palato questa mattina a Temoli nell’ambito dell’incontro di aggiornamento promosso dall’Ordine dei Giornalisti del Molise, presidente Vincenzo Cimino.
Un tema sul quale si è ampiamento parlato e dibattuto per fare chiarezza su alcuni aspetti collegati all’autenticità della notizia, delle fonti e soprattutto dei soggetti coinvolti . Il rapporto notizia e persone interessate, spesso è frainteso nel senso che la rapidità e la diffusione si appaia con la sensazione e lo scalpore che può suscitare, trascurando, in un certo senso, la sensibilità umana e la dignità stessa delle persone che ne sono oggetto.
Con la prolusione del giornalista Pino Cavuoti, componente del direttivo dell’Ordine Molisano, e la consegna degli attestati ai nuovi iscritti e della targa dei trent’anni di iscrizione all’albo conferita alla direttrice di TeleMolise Manuela Petescia, da parte del presidente Cimino, è iniziato l’incontro formativo.
La parola è stata passata al padrone di casa, don Benito Giorgetta fondatore di Iktus, Casa Famiglia, struttura e realtà di accoglienza come poche, se non unica nel Basso Molise, dove confluiscono persone con un passato difficile, desiderose di dare un senso alla loro esistenza attraverso il lavoro .
Dentro l’argomento notizia e carta di Roma, è entrato nel vivo Aldo Spedalieri che attraverso l’esperienza dello Sprar Mimosa di Casacalenda, ha parlato dei 4 punti della Carta approvata nel 2015 e rientrata nel Testo unico dei doveri del giornalista.
Pietro Eremita già consigliere dell’Ordine nazionale dei giornalisti, nel presentare la genesi della Carta di Milano del 2013, che regola il rapporto professionale con le persone in stato di detenzione, ha stigmatizzato su alcune carenze avanzando l’ipotesi di un ritorno sugli argomenti non contemplatu.
Eremita si è anche soffermato su una esperienza personale al carcere di Larino dove alcuni anni fa è stato portato avanti il progetto di un giornale d’informazione creato dai detenuti.
Dell’importanza , della delicatezza e della proprietà delle parole con cui si descrivono i fatti, ha parlato la garante regionale dei diritti umani Leontina Lanciano che ha fatto un parallelo tra informazione e comunicazione, tra quest’ultima e la relazione di mediazione sulla quale si fonda il rapporto con realtà carceraria.
Una realtà difficile e complessa che come ha precisato la direttrice Rosa La Ginestra, necessita di relazioni esterne più efficaci e continuative per superare il divario utopia, realtà, strumenti di collegamento e confronti utili al reinserimento nella società di chi ha scontato la pena.
Esemplari sono state in questo senso le testimonianze dei collaboratori di Iktus. Tre persone che a vario titolo sono responsabili della struttura e che hanno maturato alle loro spalle importanti esperienze di vita vissuta in regime di privazione delle libertà, oggi trasformate in opportunità.
I lavori di una giornata densa di contenuti, sono stati chiusi con una appropriata sintesi resa dal giornalista Vincenzo Notarangelo già sindaco del Comune di Larino.
Fernanda Pugliese