Due appuntamenti nella stessa città e nello stesso mese di luglio. Un libro tra i tanti da lei scritti , l’ultimo per la precisione. “Carne viva una saga italiana tra Ottocento e Novecento”. Nadia Verdile, il nome dell’autrice , amichevolmente accolta dai soci, dagli ospiti, dai lettori e dalla presidente della Casa del libro Daniela Battista.
L’evento inserito nella rassegna “ Scrittori al parco” promosso dall’Amministrazione comunale di concerto con Frentania teatri, presidente Giandomenico Sale, nell’ambito del progetto del Ministero dei Beni Culturali Città che Legge. Accompagnata nella narrazione dal prof. Donato Palermo, suo amico e conterraneo, l’autrice napoletana ma dalle salde radici molisane, da qualche anno realmente catapultata in Molise dove, come ella dice, ha ritrovato, fortuitamente, in soffitta, un pacco prezioso e ben custodito.
Tra pianti e lacrime di gioia, aperto l’involucro, ha ritrovato le lettere che il suo bisnonno, emigrato in America, scriveva a sua moglie, motivando con grande entusiasmo gli aspetti positivi di quella pur sofferta partenza. La libertà in assoluto e un grado di civiltà rappresentato dalle cose del nostro quotidiano all’epoca inesistenti, come per esempio una tazza da bagno. Un incalzare di situazioni e di storie vere realmente vissute in un periodo storico contraddistinto dalla miseria, dall’indigenza e dalla povertà, dove la sicurezza della sopravvivenza ed il futuro dei propri figli era rappresentata da una valigia di cartone e il riscatto a un libro di scuola.
La scuola in ogni paese, con tutti i limiti organizzativi e le carenze, è stata sempre occasione unica e irripetibile per vincere la mentalità retrograda, la sottomissione e la disparità tra i ceti sociali, la sola opportunità di aprirsi alla speranza di un futuro migliore.
La scuola , in questo romanzo così dinamico, è il fulcro, tra personaggi , luoghi diversi e contrapposti come due mondi paralleli. Le città d’oltre oceano e le metropoli, la civiltà, il lavoro, il progresso e da questa parte, la campagna, il villaggio, la provincia arretrata come si evincono con tutte le debolezze e le fragilità in un romanzo che è poi una storia vera e documentata da atti, consultazione di registri , di archivi parrocchiali e non solo. Scritto con una prosa semplice ma elegante e scorrevole e che con un aggettivo abusato mi piace definire bella.
Serata fresca tra le gradinate, le sedute e gli spalti di un teatro all’aperto, circondati da alberi e sulle teste stormi di uccelli. Un incontro piacevole malgrado i temi affrontati e le riflessioni amare sulle condizioni di vita, sui disagi, sulle disparità tra uomo e donne e i retaggi secolari che in forme diverse ci sono ancora e sono difficili da smontare. Frizzanti nel senso di fresche, autentiche ma briose, le risposte alle domande del suo interlocutore, piacevolmente loquace ed esaustiva , alle osservazioni poste con garbo e con passione.
Sugli spalti il sindaco d Macchiagodena Felice Ciccone, visibilmente lieto di essere tra gli estimatori di una donna così fine ed in gamba, una personalità nel suo campo e generosa nel mettere se stessa e le sue potenzialità organizzatrici, a disposizione del suo paese d’origine. Una scelta bella che onora e che include la scrittrice nel novero delle donne che ti piace leggere e ascoltare.
Vincitrice di numerosi concorsi e assegnataria di premi e riconoscimenti, Nadia Verdile, collaboratrice del Il Mattino di Napoli e direttrice della Collana editoriale” Italiane” di Pacini Fazzi editore, con il suo ultimo libro che reca la sponsorizzazione morale dei comuni che sono stati i luoghi dei suoi predecessori e che ora sono diventati i suoi, riporta lo spaccato della società italiana, meridionale e molisana in particolare, decidendo di ripartire da questi luoghi, in modo particolare da Macchiagodena, per recuperare lo spirito del “genius loci”, l’ideale di quel luogo fisico declinato nel motto “ portami un libro e ti regalo l’anima”.
Ecco Nadia Verdile, con lo stesso entusiasmo, ha portato a Termoli un libro, il suo libro, ai lettori, agli amici, e metaforicamente a tutta la città, ricevendo l’affetto di Termoli, capolinea di un comprensorio che dal mare si espande e abbraccia quel gruppetto di paesi limitrofi, come Guglionesi, Ururi, Mafalda , da dove una parte e probabilmente il tutto del suo romanzo, ha avuto inizio.
Fernanda Pugliese
Si ringrazia la dottoressa Rosella De Rosa per le fotografie