Correvano gli anni ottanta. Il sogno di una giovane universitaria di Castel di Sangro – laureanda in Architettura – di riportare in vita l’antico convento della Maddalena (seconda metà del XV secolo), completamente abbandonato ad una fine indegna, si realizzò grazie al progetto di restauro elaborato insieme ad altri studenti, suoi amici, che aveva coinvolto per una “missione” che sembrava quasi impossibile.
L’allora ultraventenne, Claudia Cincione, riuscì nell’impresa. L’amministrazione comunale dell’epoca, venne stimolata nella direzione auspicata anche da una mostra fotografica allestita per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle potenzialità della struttura.
Il convento nacque per ospitare i “Minori osservanti di San Francesco”. Dopo che venne abbandonato dai frati fu utilizzato per vari scopi; persino adibito a carcere. Al suo interno, dal 1999, sono custoditi reperti archeologici nel museo civico Aufidenate. Ma vi sono anche altre realtà non proprio collegate alla destinazione culturale che si ipotizzava nel periodo del restauro.
Argomento di attualità, che abbiamo sviscerato con l‘Architetto Cincione nell’interessante intervista realizzata dentro il convento della Maddalena.
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