#parolaviva
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
#vivilaparola
Conoscere cosa è più importante rispetto a ciò che non lo è, riguarda il desiderio di chi non ritiene di bastare a sé stesso, ma in un altro trova il suo orizzonte di movimento. Siamo bombardati da tante proposte di vita buona, così come dai codici e regole di vita, tanto che ognuno si chiede quali siano i valori buoni su cui costruire la propria casa. Tuttavia spesso facciamo progetti e organizziamo il futuro mettendo al centro soltanto il nostro ego, il suo successo e conquiste personali. Ma più forte è colui che ha degli ideali rispetto a chi ha puntato soltanto sull’affermazione di sé stesso.
L’esistenza vuole compiere quanto contiene, appunto, il venire fuori, stare alla luce e fiorire: appunto lasciare che la vita esploda in tutta la sua forza e mistero. Affinché la vita fiorisca vogliamo sapere la verità sulle cose importanti, su ciò che conta davvero: vogliamo sapere la verità sull’amore, sulla morte, su Dio. Non si costruisce nulla sulle fake news. Frequentiamo biblioteche, leggiamo libri, inseguiamo professori, ascoltiamo i saggi, scopriamo spiritualità: tuttavia non sempre troviamo ciò che cerchiamo, anzi risulta difficile trovare qualcuno con cui parlare di ciò che ci toglie il respiro. Forse per questo ciascuno si costruisce le risposte su misura.
Il Vangelo di questa domenica presenta Gesù che viene fermato da uno scriba affascinato dalla sapienza che usciva da quell’uomo, un dotto ebreo che conosce la scrittura, ma che chiede: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?”. Un’esigenza assai diffusa nell’ambiente religioso del tempo, tutti avvertivano la necessità di operare una sintesi dei precetti di Dio presenti secondo la legge antica, (chi diceva 365, quanti i giorni dell’anno, chi 613, secondo il Talmud babilonese). Tra tutti questi, che cosa è essenziale per la vita? Gesù risponde, ricordando la professione di fede dell’ebreo credente e in particolare, il primo dei comandamenti: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze” (Dt 6,4-5).
Al Dio che ci ama per primo, non possiamo fare altro che rispondere con l’amore: si tratta della storia infinita della fede cristiana, che non è fatta di questioni da risolvere, bensì di entrare nella relazione con il Dio che ci viene incontro e ci apre il suo grande cuore. Questo è l’essenziale del cristianesimo, la regola delle regole, l’amore per Colui che ci ha plasmato e poi il prossimo tuo come te stesso: la via della vita è questa non altre.
Questo non vuol dire che tutto il resto non è poi così importante, bensì che tutto il resto è da accogliersi e viversi soltanto in questo orizzonte dell’amore, altrimenti non avrebbe alcun senso.
Gesù mette al fondamento della vita la capacità di amare, il futuro aperto di Dio: così amando il prossimo amiamo anche Dio, e viceversa, chi ama Dio veramente non può non amare anche il prossimo. Nell’amore quindi si compie la volontà di Dio, per questo ciò che deve orientare la vita del cristiano è quello dell’amore per tutti, fino ai nemici, e tutte le creature, incluso il creato. Si tratta della rivoluzione della bellezza che si fonda sul potere dell’amore capace di abbracciare il mondo, di prendersene cura.
#farsiparola
Chi ha fondato la sua vita sul comandamento dell’amore è stata Suor Lucia Ripamonti. Questa storia mi ha molto colpito. Carità, gentilezza e amore, si legge sul sito di Vatican.va che ha raccontato la vicenda di questa semplice suora, sono questi i tratti distintivi della vita di Suor Lucia Ripamonti, proclamata beata nella cattedrale di Santa Maria Assunta e Santi Pietro e Paolo a Brescia.
Nata ad Acquate il 26 maggio 1909, in una famiglia di modeste condizioni, ha trascorso interamente la sua vita consacrata, in umili servizi, nella casa madre dell’Istituto delle Ancelle della Carità a Brescia, dove oggi sono venerate le sue spoglie. Le sue ultime parole, prima della morte avvenuta il 4 luglio del 1954, sono state: “Ho sempre tenuto gli occhi fissi in Dio!”. Suor Lucia ha detto il cardinale Semeraro nell’omelia di beatificazione, “era impastata di umiltà”. Ripeteva spesso che “la cosa migliore per un’anima è fare ciò che Dio vuole da lei, infatti il suo edificio spirituale è sostenuto dal profondo e solido fondamento dell’umiltà”.
Suor Lucia non lo diceva soltanto, ma lo metteva in pratica e su questo punto, come peraltro sull’esercizio eroico delle virtù, la voce delle testimonianze è unanime: era contenta di essere ‘coadiutrice’, perché così poteva vivere nel nascondimento. Ed è così che, pur offrendo alla comunità un servizio davvero efficace, la nostra beata visse nel silenzio e nella semplicità evangelica trovando in tutto, anche nei rimproveri e nelle correzioni, un mezzo per umiliarsi e così progredire nella santità.
Si è donata a Dio al punto che di lei è stato detto che “fu venduta alla Carità”; abbandonandosi alla sua volontà e questo soprattutto nei giorni della malattia; praticando l’obbedienza con fedeltà e serenità; mettendosi a disposizione del prossimo sino a dimenticarsi di sé e questo perché “se vogliamo davvero rendere leggiero il giogo di Cristo, non useremo certo il mezzo di portarlo male o di scuoterlo dalle nostre spalle. Se lo desideriamo, così come Egli lo ha definito, soave e lieve, e cioè fonte di energia, fiducia, vita, dobbiamo portarlo con lealtà, coerenza, comprensione, vale a dire con tutto il cuore.
Paolo Greco