“Cari sindaci, sindache, consiglieri, all’inizio di questo nuovo anno sento il bisogno di scrivere a voi, donne e uomini, impegnati a guidare le nostre comunità civili perché ritengo che sia essenziale la vostra funzione civile e morale in un tempo tanto difficile come l’attuale, segnato non solo dalla grave crisi pandemica, ma anche dallo spaventoso spopolamento dei nostri paesi, che porta con sé un impoverimento delle relazioni umane e la frantumazione di quella sana e “contagiosa” solidarietà che un tempo era l’orgoglio e la forza trainante della vita delle nostre comunità”.
Inizia così la lunga lettera di analisi di don Alberto Conti, Direttore della Caritas Trivento, autore del “Quaderno della Solidarietà della Caritas di Trivento” intitolato “Riparatore di brecce, restauratore di strade”, che torna a evidenziare “la deriva inarrestabile del declino demografico e, nello stesso tempo, ci rivela le speranze e le paure che albergano confusamente all’interno della nostra gente e soprattutto nelle generazioni più giovani”.
“Non è più tempo per piccoli progetti, molte volte insufficienti anche al solo sopravvivere, bisogna unire le forze, le parole, le azioni, per riportare da noi, dove ve n’è più bisogno, lo “stato sociale” con tutti i diritti sanciti dalla nostra Carta Costituzionale. Il primo di tali diritti è quello alla salute, a una sanità uguale per tutti. Quello che stiamo vivendo, in maniera drammatica, nel comune dove sono parroco, Castelguidone, e cioè il fatto che dal primo settembre non abbiamo più la presenza di un medico di famiglia con un ambulatorio, è un serio problema, che oggi riguarda Castelguidone, ma che presto, se non riusciremo a opporre una energica azione di resistenza, riguarderà tutti. La situazione non è più sostenibile perché mette a rischio la salute delle persone – soprattutto degli anziani – proprio nel momento in cui l’assistenza sul territorio dovrebbe essere rafforzata e capillare. Di fronte all’emergenza che stiamo vivendo bisogna pensare a misure che incentivino e premino i medici che si rendano disponili ad aprire ambulatori medici nei paesi di montagna, ricercare soluzioni straordinarie, superando anche i confini regionali (avevamo avuto la disponibilità di due medici di Trivento per aprire un ambulatorio in questo territorio abruzzese, ma la burocrazia non è stata capace – o non ha voluto – superare i confini!)”.
Quindi l’invito ai sindaci, sindache, consiglieri, affinchè uniscano “le voci, chiedete con forza e coraggio di riaprire, con servizi adeguati, l’unico ospedale del nostro territorio, quello di Agnone, che, negli anni passati, dava sicurezza ai cittadini che vivono sulle montagne dell’Alto Molise e dell’Alto Vastese”.
“Mentre scrivo, su questo fondamentale presidio sanitario, al di là di qualche debole voce, è sceso un silenzio che fa pensare a una rassegnazione ad accettare una struttura ridotta ormai a un piccolo ambulatorio.-riflette don Alberto- Anche su questo, dove è finito tutto il discorso sugli accordi di confine tra la regione Molise e l’Abruzzo? Dalla nostra indagine la prima paura che scuote i cuori dei nostri anziani, ma anche dei giovani, è quella della malattia. Una buona e sufficiente organizzazione sanitaria è la prima risposta da dare a questa diffusa paura, affinché si possa continuare a vivere”.
Dopo la sanità ecco che il sacerdote pone l’accento sulle scuole e sulle strade.
“Cari sindaci, sindache, consiglieri, custodite gelosamente le piccole scuole di montagna, non per “campanilismo”, ma perché esse rappresentano l’unica sede in cui possa esprimersi una proposta culturale e una prospettiva di futuro per i più giovani. Avere cura della vita significa chiedere, alla politica regionale e nazionale, la riparazione delle strade ormai impercorribili, prive di misure di sicurezza, come le barriere laterali e le linee stradali che aiutano a percorrerle nelle giornate con nebbia, intervenire tempestivamente sulle frane e i dissesti che rischiano di isolare paesi e contrade. Al confine dell’Abruzzo e del Molise c’è un ponte – il Sente – che univa, nel giro pochi minuti di percorrenza, la vita commerciale, scolastica, sanitaria, amicale, del popolo abruzzese e di quello molisano. Da più di tre anni è chiuso costringendo gli automobilisti a percorrere una strada di montagna e per di più fortemente dissestata, per quasi il doppio. Fino ad oggi, nell’indifferenza di chi dovrebbe occuparsene, non sappiamo quando e se si riaprirà. Avere cura della vita significa aiutare concretamente i piccoli commercianti, gli artigiani, che ancora sopravvivono nei piccoli centri, con una seria fiscalità di vantaggio. Avere cura significa sostenere le famiglie e agevolarle per le utenze, soprattutto, del gas da riscaldamento che nelle zone di montagna è un bene di prima necessità e che rappresenta una delle spese più gravose nell’economia familiare.”
Quindi Conti parla del lavoro.
“La terza paura della nostra gente e dei giovani, è la perdita del posto di lavoro, Cari sindaci, sindache, consiglieri, questo è uno degli aspetti a cui dovete – e noi con voi – prestare massima attenzione e impegno. È necessario unire le idee, progettare tra comuni vicini, trovare forme di cooperazione per rilanciare quei lavori che un tempo erano i punti di forza dei nostri territori. Va bene l’impegno nel promuovere il turismo, che certamente aiuta l’economia e crea posti di lavoro. Ma non credo che questa possa essere la forza sufficiente per ridare vita a realtà che la stanno perdendo. Dobbiamo pensare prima di tutto ad educare le nuove generazioni alla “cultura del lavoro”, che è una necessità”.
“Aiutare, con le tecnologie e nuovi metodi, alla coltivazione delle terre, alla pastorizia, all’industria boschiva, perché una buona coltivazione del bosco rende possibile l’attuazione di tanti progetti, come, per esempio, la creazione di parchi naturali. Sento molto parlare di impegno per il turismo ma forse con la stessa forza bisogna sostenere e promuovere le piccole aziende agroalimentari e zootecniche. L’invito di don Alberto Conti è rivolto anche alla società civile a rialzare la testa e sostenere le giuste azioni dei nostri amministratori.
“La Caritas di Trivento con la sua équipe è pronta a dialogare e ad essere parte, con le vostre Istituzioni e gli Ambiti Sociali, di studi, progettazioni, interventi attuativi e mette a disposizione la propria struttura, risorse ed eredità delle esperienze ad oggi maturate”.
Le nostre parole d’ordine e di vita sono: accoglienza, ascolto, assistenza a persone e famiglie con aiuti alimentari, sostegno economico per i costi di utenze e canoni di locazioni, aiuto concreto a scongiurare emergenza abitativa per sfratti e pignoramenti in collaborazione con la Fondazione Antiusura; educazione alimentare e finanziaria, sostegno psicologico e contrasto alle dipendenze. Abbiamo offerto e continueremo a farlo anche nel 2022, formazione professionalizzante per l’autoimprenditorialità e lavoro a termine con l’apiario, l’orto sinergico, il ristorante sociale di Castelguidone attualmente non operativo, sebbene attrezzato, per promuovere un turismo religioso, rurale” .
“La nostra comunità –conclude don Alberto Conti- richiede tanto umile lavoro, l’entusiasmo per farlo, la dedizione di farlo bene, cioè di non essere approssimativi, di regalare attraverso di noi qualcosa di sé agli altri, anche quando non si vede o non viene riconosciuto”.