La sala medica dell’Ufficio Sanitario Provinciale della Questura, all’interno della Scuola Allievi Agenti di Polizia “ Giulio Rivera “, a Campobasso, è stata intitolata ad Alfredo Lestini, medico superiore della Polizia di Stato in pensione.
La cerimonia di intitolazione si è svolta l’11 marzo in occasione del primo anniversario dalla sua morte.
Come si ricorderà, il medico superiore fu stroncato dal Covid-19. Una cerimonia sentitissima ha avuto la presenza del Direttore centrale di sanità del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, dott. Fabrizio Ciprani, del Prefetto di Campobasso Antonio Cappetta.
Inaspettata la presenza dell’Arcivescovo di Campobasso-Bojano, Mons. Giancarlo Bregantini, visibilmente sottotono, forse per le note vicende inerenti i licenziamenti presso la Casa di Riposo in quel di Bojano.
Il Questore Conticchio, padrone di Casa, nel porgere alla moglie del compianto Lestini, una pergamena con Decreto a firma del Capo della Polizia, ha rimarcato le qualità del Dott. Lestini, sia in campo sanitario che in campo strettamente legato alla sua missione decisamente umanitaria. Nel leggere la motivazione, l’emozione è stata palpabile e decisamente prescindente dalle figure di spicco presenti alla cerimonia.
“Dirigente dell’Ufficio Sanitario Provinciale della Questura di Campobasso dal 16 agosto 1993 al 1° novembre 2019, esempio riconosciuto di straordinaria professionalità e di non comuni doti umane per la disponibilità sempre dimostrata nel fare fronte alle esigenze del Personale della Polizia di Stato. Sebbene in quiescenza, dal 24 marzo 2020, nel momento più critico dell’emergenza pandemica da Covid – 19, offriva la propria disponibilità a svolgere la funzione di medico presso la Questura a testimonianza di un profondo legame con la Polizia di Stato e i suoi appartenenti. Nel febbraio del 2021 contraeva l’infezione da Sars – CoV-2, decedendo dopo un mese di degenza ospedaliera. Fulgido esempio di altissimi valori umani, senso del dovere, spiccate doti professionali e profondo attaccamento all’Amministrazione” -, questa la motivazione dell’encomio alla figura di un uomo sempre disponibile, attento, profondamente umano. Una organizzazione perfetta che, grazie alla costante accortezza da parte del Questore e dell’intero staff di Via Tiberio, ha reso onore ad un servitore della Patria scomparso per aver donato il suo “ cuore “, la sua professionalità, il suo tempo da pensionato.
Dono per un mondo che costantemente si porge a paladino di giustizia, a consigliere, ad amico, a baluardo di discrasiche condizioni civili, spesso umiliate da visioni senza più tempo, e senza più coerente visione di un mondo ormai in balia di accentramenti, disformismi, infedeltà dogmatiche, imperfette condizioni di vita. Un’intitolazione che sa di similitudine, di accostamento con la sorte di un altro Molisano di Guglionesi, a cui è intitolata la scuola Allievi Polizia.
Parliamo chiaramente di Giulio Rivera, la cui scomparsa, risalente al 16 marzo 1978, ancora è particolarmente sentita. Alto senso del dovere, per Giulio, alto senso del dovere per Alfredo. Due uomini, due vite vissute diversamente, due “ Addii “ per servizio, per amore del prossimo, per senso civico oltre l’imponderabile leggerezza di un essere, che ormai è sempre più solo, sempre più con se stesso, sempre più lontano dal pensare che il sacrificio è arricchimento morale per chi prende esempio, per chi non dimentica, per chi del sacrificio altrui ne fa “ bagaglio “ di vita. Bagaglio da non aprire per sfuggire a sogni di Pace, ma tenere stretto per poter favorire nel tempo, un ricordo che sa di “ Colomba “.
Oggi una targa viene scoperta dal suo drappo di colore bleu, domani poniamo, alla trasparenza del Mondo la nostra voglia di tornare ad essere “ Uomini “ e non “ Caporali “.
L’esempio è di quelli che lascia il segno. Ormai è tarda mattinata, tutto è terminato nella forma, si torna a casa. Nel lasciare la Scuola Allievi Polizia di Stato, non certamente guardando indietro nel ricordo di una targa con il sigillo di un nome ormai scritto e non più replicabile nella “ chiamata “, non asciughiamo quella lacrima che costantemente ci ha solcato il viso. Sarebbe come cancellare emozioni e ricordi.
Che le emozioni ed i ricordi ci facciano riflettere e ci possano ridonare, nel ricordo di chi ci ha donato la vita, quella voglia di essere Cittadini, amici, servitori e, prima di tutto, come si diceva :- uomini e non caporali -. L’Italia si destò quel dì, si pose pronta alla guerra d’Indipendenza dall’Austria, si cinse la testa dell’Elmo di Scipione alla maniera delle gesta eroiche e valorose degli antichi Romani.
Raccogliamo l’inno dall’infero della Guerra e della società distante da gesti eroici in favore di genti, seppur nemmeno conosciute. Porgiamo bandiera al vento e, nel ricordo di Giulio, di Alfredo, di chiunque abbia donato se stesso all’altro, cantiamo insieme la gioia che nessuno potrà mai cancellare nei cuori di chi non è più con noi, sapendo di esserlo sempre e comunque, anche solo con una scritta su di una targa.
Maurizio Varriano