Il racconto, più del sogno, ti invia a riflettere.
Ero in procinto di toccare il cielo con un dito ed ho perso ogni speranza di poterlo accarezzare di nuovo.Ricordo, era il 18 maggio 2000, ormai tempo lontano che ha segnato la mia vita.
Salii su di una scala per arrivare prima di tutti a toccare il cielo, la piantai ben bene, credetti, a terra e iniziai la corsa verso le ciliegie. Il rosso era ed è il mio colore preferito, le ciliegie il mio nettare.
Felice di aver trapassato il limbo della paura salii sino all’ultimo piolo dei 32 di una scala in legno. Ero felice. Una, poi l’altra, poi l’altra ancora. La voglia di fare l’amore con il sapore era davvero tanta. Mi lasciai andare, tolsi ambo le mani dall’arpionar la scala e……………
Non ricordo cosa successe allora se non il tonfo cupo su di una pietra, l’unica pietra in un campo verde speranza. Fu il buio a rivestir il giorno e mi ritrovai senza neanche una lacrima sul viso in una stanza di ospedale. Due ore, il tragitto con l’ambulanza verso San Giovanni Rotondo, dodici ore in una sala operatoria e ricordo solo di essermi ritrovata in un letto a cui capo era posta la figura di Padre Pio.
Non mi ero accorta di nulla, pensavo solo fosse dolore quel che provavo e che non mi permetteva il movimento degli arti inferiori e mi impediva di muovermi liberamente. Aspettai qualche minuto, dopo il risveglio, prima di aprire gli occhi, e mi accorsi che la stanza godeva della presenza di mia madre e dei miei fratelli.
Mio padre era deceduto in un incidente nei campi di Ururi, tanti anni fa. Piangevano tutti, non riuscivo a capire il perché! Presi coraggio e con voce flebile sussurrai : “ Ma non è il mio compleanno, vero? “. Nessuno rispose solo lacrime distintive di mezza felicità. “- Tutti fuori, è ora della visita medica”- una voce femminile urlò.
La voce mi sottrasse quel pizzico di tranquillità ed iniziai a dimenarmi nel letto. Entrarono quattro uomini in camice bianco e con essi una stola di camici celesti. Iniziai, non so se finalmente o malauguratamente, a capire. “- Signorina sa che lei è tornata sulla terra dopo un bel viaggetto in Paradiso? “-
Era un sogno o avevo perso di vista del tempo passato e identificativo della mia vita? Feci finta di non capire e mi feci palpare ben bene. Schiena gambe, braccia. Sentii solo una stretta quando le mani del dottore, il primario suppongo, mi costiparono gli arti superiori. Capii tutto. Riavvolsi il nastro e sussurrai “- camminerò ancora? Potrò pensare ancora di toccare il cielo con un dito? Ho dato dei dispiaceri alla mia famiglia? “
La risposta fu una, secca, senza appello. “- Lei è tornata dal Paradiso, sii felice. La vita la si può e si deve vivere sempre anche senza poter più salire le scale”. Dopo qualche mese tornai a casa. Mia madre, cuoca in un noto ristorante di Termoli, contrasse un mutuo, aveva appena terminato il pagamento di un primo prestito gravante sulla casa di famiglia, e mi consentì una vita dignitosa, sia in ordine di abbattimento delle barriere architettoniche, sia nel consentirmi di studiare.
Mi convinsi che l’unica maniera per essere diversa nella diversità ed uguale nel contemplare la vita d’altri, era lo studio. Il 18 maggio dell’anno seguente visitai per la prima volta un Museo. Il 18 maggio del 2010 arriva la laurea in Beni Culturali. Il 18 maggio ricorre sempre e costantemente nella mia vita e ne son oggi felice. Il ricordo di quell’ormai lontano 2000 non è nel dolore ma nella piena consapevolezza che la bellezza salva le vite e quindi con esse il Mondo.
Il 18 maggio 2001 fu la scintilla che mi permise di tornare a sperare. Il 18 maggio 2022 si festeggia la Giornata Internazionale dei Musei, la mia festa, la festa di chi crede fortemente che la vita è fatta di tante piccole sfaccettature che determinano cambiamenti e voglia di essere sempre cellule vive di un Mondo che della Bellezza sta perdendo il senno portando in grembo serbo, rancore, guerre ed odio. Andate al Museo, festeggiamo la bellezza insieme e vi assicuro che una visita sola, può salvarti, come con me, la vita!
Il racconto offerto da una splendida donna, oggi funzionaria del Ministero dei Beni Architettonici in Umbria, ci invita a riflettere.Noi lo vogliamo fare coinvolgendo tutti a donare un secondo della vostra vita votando per il Museo dei Misteri di Campobasso in lizza per la vittoria, con la partecipazione al concorso FAI “ I Luoghi del Cuore “. Non a caso lo slogan è : – Il tuo voto salva-
Maurizio Varriano