-“Non c’è futuro senza il ricordo del passato, brutto o bello che sia”-. Queste le parole di Nicola MALATESTA, presidente del Consiglio Comunale di Bojano, espresse in uno dei momenti cruciali della cerimonia tenutasi a Bojano, in occasione del centesimo compleanno del Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale, eretto il 24 maggio 1922. Certamente, uno dei primi monumenti commemorativi le morti causate dalla Grande Guerra in Italia, venne realizzato dall’artista Enzo PUCHETTI. Bojano ne contò ben oltre 150. Eroi che perirono per conquistare libertà e democrazia. Giovani, giovanissimi, adulti di ogni ceto sociale e grado militare, ma decisamente Bojanesi.
Ad essi va il ringraziamento, senza se e senza ma; ad essi va l’applauso dell’intera cittadina Bojanese, un tempo ridente, partecipativa e molto più condividente. E così che l’Amministrazione Comunale da tempo ebbe a pensare che il 24 maggio 2022 avrebbe dovuto segnare un gran giorno. In grandi linee così è stato. Alle 10,00 ci si è radunati innanzi il Municipio, poco distante al Monumento, ed il Sindaco Ruscetta, debitamente accompagnato dalla sua amministrazione, nel manifestare già emozione e qualche tentennamento da essa dettato si lascia andare – “ E’ un gran giorno, e come ogni grande ricorrenza, va onorata senza retorica. I nostri eroi morti in guerra per donarci la libertà sono sempre vividi nelle nostre menti.
Oggi come allora occorre essere grati per il sacrificio perpetrato a difesa della Patria. Eroi del passato ed eroi del presente, devono farci riflettere affinché il loro sacrificio non sia vano. 24 maggio 1922 – 23 maggio 1992, due date che accomunano morti e stragi. La guerra come Capaci non siano solo ricordi da cippi lapidei. “- Parole toccanti dal segno tangibile nel portare i partecipanti ad essere assisi a goder del silenzio dettato dall’alza bandiera, non prima aver ascoltato l’Inno di Mameli, che da provvisorio, oggi , non può che scatenare orgoglio italiano, che spesso e volentieri viene tirato fuori dai cassetti solo per la Nazionale di Calcio. Uno sparuto gruppetto di studenti fa da contorno al nutrito corpo di cittadini. “- Avremmo sentitamente sperato in una partecipazione più ampia”- le parole dettate dalla tensione, quelle della professoressa Colalillo, relatrice nell’incontro24 maggio 1922
Dopo i saluti istituzionali, l’ora di scoprire una nuova lapide a ricordo di chi non è iscritto nelle lapidi monumentali, ma che grazie al lavoro certosino, appunto, della professoressa Clorinda COLALILLO, oggi trova il giusto riconoscimento, alza la tensione emotiva. Altri dieci nomi si aggiungono ai già settantuno sulle lapidi del monumento. La professoressa sciorina i nomi, ed è commozione pura. Qualcuno si asciuga le lacrime ed è d’obbligo stemperare con l’inno cittadino musicato per l’occasione da Costantino PIETRANGELO. La musica è di quelle “ forti “, ed il coro fa sentire la sua voce, allo stesso momento prorompente e decisamente soave.
Ancora giù lacrime dettate da ricordi passati e da momenti presenti, dall’ affinità senza pari. Le guerre non sono mai terminate ed i morti, quelli che non vedremo più cittadini del Mondo, ancora lasciano segni con lingue di sangue dal colore dell’ignavia e della prepotenza. Poco è cambiato da quel 1922, in tema di arroganza e disprezzo del senso di unità dettata dalla sperata “ Pace “. Pace che ancora non trova stabilità e posto che merita nell’esser assisa sul trono del Mondo a sentir dei lagni altrui e cercar di lenir le urla di dolore, masticato da bocche piene del sapore di polvere da sparo.
La simbologia del monumento è essenziale per capire cosa oggi necessiterebbe per dichiarare sconfitto il male dell’ingordigia umana. Tre elementi sostanziali che simboleggiano un milite in punto di cedere il passo alla morte mentre alza gli occhi alla città di Bojano, che affiancata dal guerriero sannita, innalza a sua volta la “ Vittoria”. Vittoria che purifica l’alma e rende giusta la morte, non cancellando il dolore che essa ha infuso nello spandere semi, che ebbero a generare stermini e diversi pensieri culturali che mai, ed ancora oggi, destarono e destano serenità.
Oggi Bojano ha rivissuto il passato e lo ha fatto accogliendo, con una manifestazione imponente emotivamente, semplice e composta nella costruzione, i sui figli fuggiti lontano, per trovar fortuna e serenità economica, tempo, assai tempo addietro. Alfonso PRINCIPE e sua figlia Eleonora, assessore in Sommacampagna nel Veronese, son tornati a casa per ritrovar inciso su quelle lapidi il nome di Alfonso, prozio di Eleonora. Il nome di Alfonso non venne inciso sulla lapide poiché i genitori, non rassegnati alla morte del figlio, non desiderarono ciò. Il dovere del ricordo è necessario e l’incisione sulla lapide aggiuntiva è un dovere.
Poi, il ricordo di un’infanzia felice, quella di Alfonso, papà di Eleonora, fatta di piccole cose, di seggiole sedute dinanzi alle abitazioni ad ospitare il chiacchiericcio, mai becero e sempre accomodante, benevolo verso chi passava di li, nella giornata del ricordo, si manifesta ancora aleggiante nell’intera Piazza, che da molto tempo, ormai, ha perso la voglia di rivivere la Bojano che tutti ancora, per fortuna, sogniamo. Tutto ha un inizio ed una fine, ed anche la cerimonia è li per scappar via, ma grazie ad Alessio Spina con la sua recitazione, ed alle parole della vice sindaco, Raffaella COLUMBRO, la fuga è solo fisica poiché, nell’accomodarci per una rinfrescata dalla calura, i ricordi sono ancora vivi. Alfonso mostra che se si è Bojanesi, lo si è sempre, e tale amore, verso una Città dalle nobili origini, è estremamente contagiosa per chiunque abbia un raggio di frequentazione.
Figuratevi verso i familiari stretti! Sic…. Sommacampagna poi, non è mica così lontana! basta chiudere gli occhi e riaprirli dopo circa 700 chilometri. -“Non c’è futuro senza il ricordo del passato, brutto o bello che sia”-. Queste le parole di Nicola MALATESTA, presidente del Consiglio Comunale di Bojano, espresse in uno dei momenti cruciali della cerimonia tenutasi a Bojano, in occasione del centesimo compleanno del Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale, eretto il 24 maggio 1922. Certamente, uno dei primi monumenti commemorativi le morti causate dalla Grande Guerra in Italia, venne realizzato dall’artista Enzo PUCHETTI.
Bojano ne contò ben oltre 150. Eroi che perirono per conquistare libertà e democrazia. Giovani, giovanissimi, adulti di ogni ceto sociale e grado militare, ma decisamente Bojanesi. Ad essi va il ringraziamento, senza se e senza ma; ad essi va l’applauso dell’intera cittadina Bojanese, un tempo ridente, partecipativa e molto più condividente. E così che l’Amministrazione Comunale da tempo ebbe a pensare che il 24 maggio 2022 avrebbe dovuto segnare un gran giorno. In grandi linee così è stato. Alle 10,00 ci si è radunati innanzi il Municipio, poco distante al Monumento, ed il Sindaco Ruscetta, debitamente accompagnato dalla sua amministrazione, nel manifestare già emozione e qualche tentennamento da essa dettato si lascia andare –
“ E’ un gran giorno, e come ogni grande ricorrenza, va onorata senza retorica. I nostri eroi morti in guerra per donarci la libertà sono sempre vividi nelle nostre menti. Oggi come allora occorre essere grati per il sacrificio perpetrato a difesa della Patria. Eroi del passato ed eroi del presente, devono farci riflettere affinché il loro sacrificio non sia vano. 24 maggio 1922 – 23 maggio 1992, due date che accomunano morti e stragi. La guerra come Capaci non siano solo ricordi da cippi lapidei. “- Parole toccanti dal segno tangibile nel portare i partecipanti ad essere assisi a goder del silenzio dettato dall’alza bandiera, non prima aver ascoltato l’Inno di Mameli, che da provvisorio, oggi , non può che scatenare orgoglio italiano, che spesso e volentieri viene tirato fuori dai cassetti solo per la Nazionale di Calcio.
Uno sparuto gruppetto di studenti fa da contorno al nutrito corpo di cittadini. “- Avremmo sentitamente sperato in una partecipazione più ampia”- le parole dettate dalla tensione, quelle della professoressa Colalillo, relatrice nell’incontro. Dopo i saluti istituzionali, l’ora di scoprire una nuova lapide a ricordo di chi non è iscritto nelle lapidi monumentali, ma che grazie al lavoro certosino, appunto, della professoressa Clorinda COLALILLO, oggi trova il giusto riconoscimento, alza la tensione emotiva. Altri dieci nomi si aggiungono ai già settantuno sulle lapidi del monumento. La professoressa sciorina i nomi, ed è commozione pura.
Qualcuno si asciuga le lacrime ed è d’obbligo stemperare con l’inno cittadino musicato per l’occasione da Costantino PIETRANGELO. La musica è di quelle “ forti “, ed il coro fa sentire la sua voce, allo stesso momento prorompente e decisamente soave. Ancora giù lacrime dettate da ricordi passati e da momenti presenti, dall’ affinità senza pari. Le guerre non sono mai terminate ed i morti, quelli che non vedremo più cittadini del Mondo, ancora lasciano segni con lingue di sangue dal colore dell’ignavia e della prepotenza. Poco è cambiato da quel 1922, in tema di arroganza e disprezzo del senso di unità dettata dalla sperata “ Pace “.
Pace che ancora non trova stabilità e posto che merita nell’esser assisa sul trono del Mondo a sentir dei lagni altrui e cercar di lenir le urla di dolore, masticato da bocche piene del sapore di polvere da sparo. La simbologia del monumento è essenziale per capire cosa oggi necessiterebbe per dichiarare sconfitto il male dell’ingordigia umana. Tre elementi sostanziali che simboleggiano un milite in punto di cedere il passo alla morte mentre alza gli occhi alla città di Bojano, che affiancata dal guerriero sannita, innalza a sua volta la “ Vittoria”. Vittoria che purifica l’alma e rende giusta la morte, non cancellando il dolore che essa ha infuso nello spandere semi, che ebbero a generare stermini e diversi pensieri culturali che mai, ed ancora oggi, destarono e destano serenità.
Oggi Bojano ha rivissuto il passato e lo ha fatto accogliendo, con una manifestazione imponente emotivamente, semplice e composta nella costruzione, i sui figli fuggiti lontano, per trovar fortuna e serenità economica, tempo, assai tempo addietro. Alfonso PRINCIPE e sua figlia Eleonora, assessore in Sommacampagna nel Veronese, son tornati a casa per ritrovar inciso su quelle lapidi il nome di Alfonso, prozio di Eleonora. Il nome di Alfonso non venne inciso sulla lapide poiché i genitori, non rassegnati alla morte del figlio, non desiderarono ciò. Il dovere del ricordo è necessario e l’incisione sulla lapide aggiuntiva è un dovere.
Poi, il ricordo di un’infanzia felice, quella di Alfonso, papà di Eleonora, fatta di piccole cose, di seggiole sedute dinanzi alle abitazioni ad ospitare il chiacchiericcio, mai becero e sempre accomodante, benevolo verso chi passava di li, nella giornata del ricordo, si manifesta ancora aleggiante nell’intera Piazza, che da molto tempo, ormai, ha perso la voglia di rivivere la Bojano che tutti ancora, per fortuna, sogniamo.
Tutto ha un inizio ed una fine, ed anche la cerimonia è li per scappar via, ma grazie ad Alessio Spina con la sua recitazione, ed alle parole della vice sindaco, Raffaella COLUMBRO, la fuga è solo fisica poiché, nell’accomodarci per una rinfrescata dalla calura, i ricordi sono ancora vivi. Alfonso mostra che se si è Bojanesi, lo si è sempre, e tale amore, verso una Città dalle nobili origini, è estremamente contagiosa per chiunque abbia un raggio di frequentazione. Figuratevi verso i familiari stretti! Sic…. Sommacampagna poi, non è mica così lontana! basta chiudere gli occhi e riaprirli dopo circa 700 chilometri.
Maurizio Varriano