“Essere o non essere, questo è il problema. Se sia più nobile confermarsi popolo con il diritto ad una forma di aggregazione, o morire di apatia dettata da regole incerte, poste su scranni atti a sentir dei lagni nostri per far morir?” Risposta c’è e dovrà esserci a lungo e sempre la stessa, si spera : Magnastoria . Non poteva essere risposta diversa dopo ciò che, il 24 giugno 2022, si è visto nel centro storico di una Isernia decisamente aggregativa e mai più coinvolgente, desiderosa di una festa senza troppi fronzoli, senza disformismi sferici, senza malizie e distinzioni. Isernia e gli Isernini hanno aperto tavoli e sedie ed accolto chiunque volesse vivere una serata dall’incanto che si è vestito da menestrello, ed ha raccontato una delle favole più colorate e popolari del Centro Sud Italia.
E’ l’alba, il suo mentore, Emilio Izzo, è già dinanzi il portone del bel Palazzo San Francesco, sede dell’assise civica. L’adrenalina è a mille. Occorre una firma, una sola firma per far ripartire una macchina organizzativa stoppata, per fortuna, per qualche ora da una scelta da parte di organi di vigilanza che ha lasciato sbigottita l’intera città. Freneticamente con la sua bicicletta bianca, fa su e giù. Si aprono le porte del Palazzo, qualcuno sale in fretta, altri meno, le ore 09,00 si segnano da sole sugli orologi di chi è li ad osservarli mai come prima. Ore 10,00 è l’ora zero ! C’è la firma da parte del Sindaco….. Inizia la festa!
Non c’è tempo di pensare oltre. Le danze della macchina organizzativa iniziano a spaziare in lungo ed in largo per Corso Marcelli, in ogni vicolo, ogni piazza connessa all’evento. Si torna a sorridere, a parlare di metri, di cibo, di musica, di Isernia, di emozioni, amicizie, vite vissute. La città sembra essersi svegliata da un incubo e nella consapevolezza delle responsabilità, si pone al servizio per la riuscita di un evento sempre più sentito, sempre più connesso all’identità di una Città in cerca di una sperata riorganizzazione civile e politica. Il calore dell’estate appena entrata con dirompenza ed afa, si fa sentire ma la freschezza della manifestazione fa da condizionatore. –
“ Pronto ! Sono Lino, ci prepariamo per stasera? I ragazzi son tutti pronti. Che dici? “ – Iniziano le chiamate. Buon segno. “- Caspita, sei l’unico che non sa che ti devi preparare a dare il meglio di te. Muoviti, devi essere sveglio sino a tarda notte “- e via giù dal letto per preparare brani, strumenti e lo stomaco da riempire di buon cibo e tanta voglia aggregativa. La frenesia di un giorno di inizio estate è dettata da regole non scritte ma indelebili nei cuori palpitanti di migliaia di cittadini inebriati dal sapore della “ Magnastoria”.
Corso Marcelli inizia a vedere lungo le sue mura antiche, la dimora di tavolini chiusi in attesa della fatidica ora collocata alle 20,30 sul quadrante dell’orologio argentato al polso di Emilio. Un via vai di volontari, uno spiegamento di uomini atti alla sicurezza, all’allestimento, al soddisfo di ogni tipo di richiesta, questa l’Isernia che piace. –“ Ci vediamo stasera…sarà una festa grandiosa! “- l’invito e l’augurio di tutti. Alle 16,00 il bel chiostro del palazzo municipale si popola. Un altro evento, significativo e mai più attinente, “ Il Festival delle Fiabe” ha inizio.
L’aria che si respira è di quelle davvero buone. Ottima affluenza e grande partecipazione emotiva, soprattutto quando Alessio e poi la piccola Sveva, si sono cimentati nel declamare la loro fiaba. Tra musiche artatamente preparate dal virtuoso musicista Daniele Monaco e relazioni interessantissime, l’attenta e bravissima conduttrice, Francesca Zivolo, vestita di un abito verde da “ Madre Natura” la serata, tra gli apprezzamenti dei presenti, termina lasciando spazio alla “ Grande Storia “ della tavolata da record. Fuori dal Palazzo San Francesco i rumori dei preparativi si trasformano in soavi musiche di voci che si rincorrono tra loro. I volontari iniziano a disporre i tavoli. Il centro storico si inizia a popolare. Un pullulare di genti in maglietta rossa accresce l’attesa e velocizza il tempo. –“ Ma quanto arriva l’ora ? “ – molti si chiedono. Emilio categoricamente risponde amplificando la sua voce con un megafono – “ prima delle 20,30 nessuno potrà sedersi ai tavoli “-.
Ormai ci siamo! Le campane dell’antica cattedrale suonano a festa. Sembra tutto in funzione della “Magnastoria”. Nel contempo tutti si preparano ed anche Lino Rufo con il suo gruppo “ I NoGospel” è già pronto in piazza Celestino V. La musica inizia a coinvolgere tutti. Ore 20,30, l’urlo è incontenibile “ Magnastoria “ ha inizio. Da li in poi è difficile raccontare cosa sia successo. Troppe cose, tutte insieme hanno dettato lo scandire delle ore passate in fretta, troppo in fretta, al contrario dell’attesa.
Una festante popolazione attenta, puntuale ma spiritualmente pronta al divertimento, al coinvolgimento, ha dato il meglio di se, ha dimostrato che le cose belle vanno preservate e non fagocitate dalla voglia dello sfascio. La lotta è stata dura ma l’identità, la coerente azione culturale, lo studio antropologico dello stare insieme senza essere possessori del proprio tavolo, è stata l’arma vincente. “ Vittoria”, la Vittoria di tutti ha riportato ad Isernia un pizzico di Felicità. Occorrerebbe scrivere un libro per raccontare la felicità di circa 2500 persone sedute a banchettare al banchetto lungo circa 950 mt. Non è guinness ma di più! E’ Isernia che vive la magia di un incontro nato per caso e consolidato dalla nascita dell’Amore. Non c’è spazio all’indifferenza, si è tutti per uno e uno per tutti.
Non ci son sedie personali ma sedute “ astrali “ dove l’astro regala positività e passione, tradizione e voglia di tornare ad essere quella Città di un tempo dove le strade erano la casa, i vicoli erano i rifugi, le botteghe il chiacchiericcio e il “ Forum “ televisivo. E’ d’obbligo vivere ogni istante e Paolo Bartolucci, tenore Isernino, accompagnato da Stefano si ferma dove ero in sosta con Luciano, Angela, Lino e tanti amici. Uno sguardo, un “ evviva “ e parte l’inno “ Bella Ciao “. Un tuonare che scuote le antiche mura dell’arco di fianco la Cattedrale. Centinaia di ragazzi, adulti, più avanti con l’età, in piedi per favorire l’inno alla Vittoria, alla ritrovata “ lucidità “ dovuta a qualche bicchiere di troppo. Paolo è imperterrito, ci spostiamo innanzi e li c’è Raffaella Carrà che ci impone il “ Tanti Auguri “. Altro boato e ancora vino corroborante per la voce e la voglia genuina di donar gioia e ricevere allegria. La fila è lunga, lunghissima. La strada si fa dura, è ormai notte fonda.
E’ tempo di migrare verso le proprie abitazioni. Ci si ricompone, si pensa a non lasciar nulla al caso. Ci si trascina a fatica ma occorre ridare decoro alla Città. Alle 5,00 la Città torna silente, torna pulita. Non una carta, non una cicca a terra. Magnastoria termina con un Centro Storico che difficilmente tornerà ad aprire gli occhi a breve, occorrerà più tempo ed il risveglio sarà di quelli che non lasciano dubbi : decisamente quello del rimpianto ma speranzoso. Arrivederci, senza patemi, all’anno prossimo.
Maurizio Varriano