La sua intensa missione di sacerdote si è conclusa questa mattina ad 88 anni. Una vita interamente dedicata ai giovani per capire i loro problemi ed aiutarli.
Don Claudio De Portu era un salesiano che aveva incarnato in pieno gli insegnamenti di Don Bosco, mettendoli in pratica nell’arco di tutta la sua vita pastorale.
Lo conoscemmo verso la metà degli anni settanta, appena quarantenne. Era stato nominato parroco della Chiesa di Santa Maria Liberatrice, nel quartiere Testaccio, a Roma. Qui diede corso ad un gruppo parrochiale frequentato da decine di ragazze e ragazzi, animati dalla voglia di occuparsi con slancio alla vita della comunità religiosa.
Disponibile, simpatico, sempre sorridente, Don Claudio aveva conquistato i cuori di quei giovani. Eventi ludici, gite, ritiri spirituali, cene indimenticabili; ma al centro di ogni attività c’era sempre il momento topico: la parola dei Vangeli.
Papa Wojtyla lo onorò della sua visita il 14 gennaio del 1979. Indimenticabile quella giornata nel quartiere dal cuore pulsante giallorosso.
Anche il Santo Padre capì che quel Parroco nato in Turchia, così dinamico, aveva una marcia in più. Giovanni Paolo II, tra le righe, lo sottolineò nel suo intervento.
“Il mio pensiero affettuoso va anzitutto al parroco e ai suoi collaboratori, i quali con abnegazione dedicano le loro energie al bene della parrocchia; va ai bambini, che danno conforto e speranza; agli adolescenti, che iniziano i primi, forse anche difficili, passi verso gli impegni della vita; ai giovani, che cercano la gioia, la pienezza della gioia; agli adulti, desiderosi di contribuire, con tutte le loro forze, alla costruzione di una società più giusta e più serena; ai padri e alle madri, che vogliono conservare e ravvivare la forza della loro unione indissolubile; ai malati, che soffrono nel corpo e nello spirito; agli anziani. desiderosi di comprensione, di affetto e del meritato rispetto.
Un ricordo e un saluto particolare ai religiosi e alle religiose, che svolgono il loro meritorio apostolato nell’ambito della parrocchia: ai Salesiani di Don Bosco, che da 75 anni lavorano, con instancabile dedizione, nel quartiere Testaccio”.
La sua bravura però lo penalizzò a modo di vedere dei parrocchiani. Nel 1984 accettò il trasferimento al centro “Notre Dame de Cleirveaux” di Ivato in Madagascar. Fu un colpo durissimo per la comunità testaccina e per i gruppi parrocchiali che nel frattempo erano diventati due (adulti – giovanissimi).
Ma fu così che si aprì un canale di collegamento tra l’Africa e Roma: fino al 2001 quasi tutti lo raggiunsero nello Stato insulare dell’Oceano Pacifico per aiutarlo in ogni modo.
Tornato in Italia, il Vaticano gli affidò la parrocchia di Castel Gandolfo, sede estiva dei Pontefici.
Qualche anno dopo l’ultimo trasferimento: la santa sede lo destinò a Latina con l’incarico di Viceparroco. Il 10 giugno 2012 durante la Celebrazione eucaristica, presieduta nella Cattedrale di San Marco, in occasione della Solennità del Corpus Domini, il Vescovo Giuseppe Petrocchi comunicò ufficialmente la nomina di don Claudio a nuovo Esorcista della Diocesi.
Negli ultimi mesi la malattia ha prevalso. Rimangono i ricordi indelebili e il suo esempio. Migliaia di persone sono in lacrime per la sua dipartita. L’ultimo saluto con una funzione funebre, officiata dal Vescovo di Latina, ci sarà venerdì 28 ottobre, alle ore 10.30, nella Cattedrale di San Marco.
Il direttore di Amolivenews lo ricorda con affetto e gratitudine, esprimendo il profondo cordoglio ai familiari ed alla comunità parrocchiale di Testaccio.
A.F.