Ambisce ad entrare nel circuito dei riti importanti dedicati al fuoco in Molise. E ne ha titolo: “Ru Fucaglion“, a Longano, si organizza da tempo immemore su Piazza Veneziale. Una tradizione della civiltà contadina tramandata nel corso dei secoli -risalirebbe secondo testimonianze orali al 1400 la prima accensione – sentita da tutta la comunità del borgo matesino che ringrazia Dio per l’anno trascorso, proprio nel suo ultimo giorno, e nel contempo chiedendo benevolenza e salute per l’anno nuovo. A promuovere e mettere a punto l’evento in ogni suo dettaglio è la Pro Loco di Longano, presidente Antonella Gatta, insieme all’associazione “Il costume dell’anima“.
Alle ore 18 in punto dalla Chiesa madre di San Bartolomeo Apostolo si odono i rintocchi delle campane. E’ il segnale che la cerimonia, presenziata dal Parroco, sta per iniziare. La gente lascia tutto ed esce dalle case per raggiungere la piazza e ritrovarsi insieme davanti ad una gigantesca catasta di legna, sistemata a mo’ di capanna. Il sacerdote impartisce la santa benedizione e la comunità solennizza la celebrazione unendosi in preghiera.
Nei cuori di ognuno il pensiero è segretamente rivolto ai cari defunti ed ai tanti emigrati sparsi nel mondo. La webcam domina il teatro del rituale e sono migliaia i contatti che da fuori i confini nazionali si collegano per sentirsi vicini ai parenti ed alla terra delle loro origini.
E’ l’uomo più anziano del paese “il saggio custode” ad accendere la miccia, come detta la tradizione. E da quel momento parte la festa; è colorata dalle note degli organetti e dei canti longanesi. Brindisi, abbracci e balli. Lo spettacolo è emozionante. E’ un momento intimo del paese. Visitatori occasionali e turisti si affacciano a curiosare, ma rimangono sistematicamente ammalliati dal calore delle fiamme e dall’ospitalità della gente matesina. E’ davvero difficile lasciare questo palcoscenico ed andarsene via.
Lo studioso agnonese Domenico Meo, esperto di tradizioni popolari ed autore di diverse pubblicazioni, nel volume dal titolo Riti e feste del fuoco. Falò e torce cerimoniali in Molise; Volturnia Edizioni, Cerro al Volturno, 2008, dedicò una pagina a Ru Fucaglion.
“La tradizione del fuoco di fine anno è molto viva a Longano. La legna, quasi tutta di quercia, è donata da più di qualche anno dall’amministrazione comunale a cui spesso si aggiunge quella raccolta dai giovani fra le case del paese. Il falò, allestito nel corso della giornata nell’amplissima piazza Veneziale, è enorme, ha forma conica e raggiunge i cinque, sei metri di altezza.
Il fuoco, unico da tempi remoti, viene incendiato poco dopo il calare del sole. Gran parte dei cittadini si raduna intorno al gigantesco falò per gradire il calore ed ammirare le sfavillanti fiamme. Più tardi alcuni di essi non esitano ad arrostire grigliate di agnello e di pecora che mangiano in allegra compagnia, tra un bicchiere di vino e l’altro e frizzanti bottiglie di spumante. , nel libro Longano: un paese da amare, (1999), scrive che «A mezzanotte […] il suono delle campane della chiesa madre annuncia il nuovo anno. Perché il fuoco? Sicuramente è una tradizione che trova ragion di essere nel bruciare l’anno vecchio per chiedere un anno migliore».
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