Se n’è andato anche lui, nello stesso giorno di Pelè, che fotografò nel 1975. Uno dei tanti personaggi famosi, da John Fitzgerald Kennedy a Sofia Loren, ma anche soldati in guerra, gente molisana, una bimba che in Francia bacia un soldato per la liberazione, immagine diventata famosa; insomma chiunque, qualunque cosa, dovunque
La maggior parte delle persone che conoscono Tony Vaccaro sanno del suo seguito quale fotografo con l’esercito americano, dallo Sbarco in Normandia alla presa di Berlino o successivamente quale corrispondente di immagini per la prestigiosa rivista LIFE in tutta Europa. Ma c’è di più, me lo raccontò in un incontro che ebbi con lui a New York.
Nell’autunno del 2010 inviai alla cugina di mia moglie, che viveva a NY, il libro che avevo appena pubblicato sui 100’anni di sci di Roccaraso. Il libro è ricco di immagini d’epoca e lei, vicina di casa del fotografo sull’East River, glielo mostrò. Tony rimase colpito da quelle foto e apprezzò molto la loro composizione grafica, al punto che lo volle per sé; dovetti spedirne un altro.
A fine luglio 2011 andai a NY, lui lo seppe e chiese di incontrarmi, cosa che accadde in un ristorante della zona, dove pranzammo con pasta e broccoli innaffiata da un buon Montepulciano. Durante il pasto Tony mi raccontò un po’ della sua vita di fotografo e superata velocemente la fase di guerra, passò per la Finlandia dove conobbe la futura moglie.
Questa aveva alcuni amici finlandesi che un inverno agli inizi degli anni ’60 andarono a trovare e dove conobbero un loro amico, un ingegnere americano di radici giapponesi, Minoru Yamasaki, il quale, innamorato dell’arte e della cultura italiana, insistette molto durante la serata per porre domande a Tony, vista l’origine italiana dei suoi genitori. Si instaurò così una solida amicizia tra i due al punto che l’estate successiva partirono per visitare l’Italia.
E come è consuetudine per gli stranieri spesso la prima meta è Venezia. Seduti davanti a un bar di Piazza San Marco Tony si accorse che nonostante Minoru lo stesse ascoltando il suo sguardo indugiava sulla facciata del Palazzo dei Dogi; poi gli spiegò che lo aveva particolarmente colpito il doppio colonnato con gli archi alternati.
Anche lui, munito di macchina fotografica scattò diverse foto da più angolazioni. Successivamente andarono a San Gimignano e anche lì l’ingegnere fu particolarmente colpito da due torri, quasi gemelle, solita raffica di scatti, che si riproposero con tanta meraviglia fino a raggiungere Napoli per ripartire. Tornati a New York per un po’ si persero di vista, fino a quando un giorno Tony ricevette una telefonata, era Minoru, che lo invitò nel suo studio.
Quando il fotografo, perennemente munito di macchina fotografica, entrò in quel luogo sacro tra righe, compassi, fogli dappertutto e una schiera di disegnatori, si trovò di fronte al modellino in scala di due torri gemelle, in chiave moderna e ognuna con una specie di porticato che saliva fino a raggiungere la sommità slanciandole verso il cielo; il punto di partenza a terra, dopo un po’ riproponeva gli archi del Palazzo Ducale di Venezia. Nacque così il World Trade Center.
Si arriva al fatidico giorno dell’11 settembre 2001 e Tony immerso di buon mattino nel suo studio, tra montagne di fotografie e pellicole, una infinità di macchine fotografiche e qualche apparecchio per sviluppare in bianco e nero e la TV spenta, non si accorse di quello che stava accadendo verso la punta di Manhattan. Nel frattempo la lavatrice aveva terminato il ciclo e lui salì sul tetto di casa a terrazzo per stendere i panni. Incredulo si accorse di ciò che stava succedendo; scese a prendere la macchina fotografica e scattò molti fotogrammi in maniera insolita, in preda ad una evidente agitazione.
Poi andò a guardare la TV e successivamente stampò le foto. Ne mise da parte una che sembrava insignificante dato che riportava un cartellone pubblicitario capitato per caso su un lato e prima delle Torri fumanti. Poi ci tornò sopra e si accorse leggendo che recava una frase pubblicitaria che sembrava fosse scritta per l’occasione.
Così da vero professionista cercò immediatamente il media acquirente che la pubblicò ed ebbe una risonanza nazionale; ricordando agli americani che nonostante l’età Tony Vaccaro era ancora vivo, vegeto e capace di colpirli ancora con il suo “fiuto” di cacciatore di immagini.
Ci lasciammo, ma mi aveva invitato per il successivo 9 settembre, a Roma, a Palazzo Valentini sede della Provincia, dove il Presidente Nicola Zingaretti aveva organizzato in suo onore e per il decennale di quell’infausto avvenimento una mostra fotografica recante le sue foto che avevano segnato la vita intera delle Torri Gemelle e dell’intera umanità.
Ci andai e mi volle al suo fianco. Ciao Tony!
Ugo Del Castello