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Home Attualità

Agnone ha le carte in regola per diventare Capitale della Cultura 2026. Parola di Francesco Paolo Tanzj.

Vittorio Labanca di Vittorio Labanca
11 Luglio 2023
in Attualità, Molise
Reading Time: 2 mins read
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Bando borghi storici, valorizzazione immobili pubblici in partenariato con i privati: domani la scadenza per la presentazione delle domande
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E così mercoledì 5 luglio 2023, il Ministero della cultura ha reso noto che sono ben 26 le città italiane e le unioni di Comuni che, entro il termine del 4 luglio, hanno inviato la manifestazione d’interesse per il bando “Capitale italiana della cultura 2026”.

E tra queste, in prima fila, c’è Agnone!

La nostra cittadina, non a caso definita nel 1811 da Francesco D’Ovidio “L’Atene del Sannio” per il suo patrimonio artistico e culturale, già nel 1404 venne insignita da re Ladislao di Durazzo (o Alfonso d’Aragona) del titolo di “Città regia”, cioè libera e indipendente da qualsivoglia dominio feudale, ed è per questo che non posso che essere orgoglioso di questa candidatura a Capitale italiana della cultura.

Ma non è solo la sua storia, ricca peraltro di importanti eventi e personaggi famosi, a rendere questa ridente cittadina dell’Alto Molise un vero e proprio “luogo dell’anima” che ogni volta stupisce i suoi visitatori italiani e stranieri – compresi personaggi famosi – quando passeggiano per il centro storico ricco di chiese e palazzi nobiliari, botteghe veneziane, archi medievali e panorami mozzafiato sul Verrino e sui monti circostanti, per finire poi a prendersi un aperitivo al Caffè Letterario nella splendida piazza Plebiscito.

E infatti è l’atmosfera suggestiva che si respira in ogni angolo a rendere indimenticabile l’esperienza di tutti coloro che per la prima volta, dopo aver visitato la Pontificia Fonderia di campane, si addentrano nelle vie, nelle piazze, nei luoghi di accoglienza e di ristoro di questa vera e propria Città d’arte.

Un patrimonio inestimabile quello dell’Atene del Sannio che vanta fin dal medio evo autori di rilevanza nazionale – e in certi casi internazionale – che hanno scritto opere poetiche e filosofiche di ampio respiro presenti nelle più importanti biblioteche in Italia e in Europa a dimostrazione dell’importanza universale del loro apprezzato lavoro evidentemente ispirato dalla tradizione culturale della cittadina non a caso definita “La più colta ed arguta città del Molise”.

Capoluogo dell’Alto Molise, a cavallo tra l’Abruzzo e il Molise, Agnone è in continuo e propositivo contatto con altre realtà molisane che, con i loro rispettivi patrimoni ambientali e culturali, costituiscono un unicum che rappresenta un vero e proprio gioiello che onora il Molise e l’Italia tutta.

Agnone ha tutte le carte in regola per competere a questa candidatura, con la sua storia, i suoi personaggi famosi, le sue tradizioni, i prodotti agroalimentari, l’ambiente naturale, l’artigianato del rame, dell’oro e della millenaria fonderia di campane e tanto altro ancora.

Capoluogo dell’Alto Molise, a cavallo tra l’Abruzzo e il Molise, Agnone è in continuo e propositivo contatto con altre realtà molisane che, con i loro rispettivi patrimoni ambientali e culturali, costituiscono un unicum.
Guardialfiera (gemellata con Agnone nella costituzione del Parco letterario e del paesaggio “Francesco Jovine”), Pietrabbondante (nota per l’importante Teatro italico e tempio), Capracotta (Stazione sciistica, Pezzata, Giardino della flora appenninica), Castel del Giudice (esempio di efficienza, Albergo diffuso Borgo Tufi, agricoltura sperimentale), Isernia (Paleolitico), Macchiagodena (Città del libro Genius Loci), Pietracatella (Premio De André), Pescolanciano (Castello D’Alessandro), Vastogirardi (tempio sannitico), Carovilli, Elmonte del Sannio (Jacopo Caldora), Poggio Sannita (Cosmo Maria De Horatiis, Babaci), Schiavi d’Abruzzo (tempio italico) e tanto altro ancora.

Francesco Paolo Tanzj

Tags: AgnoneCapitale della Cultura 2026Francesco Paolo Tanzj
Vittorio Labanca

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Dell’amore è stato già detto tutto, o forse no. E al di là di ogni definizione, di ogni facile o scontata categorizzazione, di ogni banalizzazione, commercializzazione o estremizzazione, resta un elemento fondamentale ed imprescindibile della vita, con tutte le varie manifestazioni, sfaccettature, declinazioni, interpretazioni, sbavature o sgorbiature. La mia intervista al conduttore televisivo ed attore Corrado Tedeschi, in scena il 21 ed il 23 novembre all’Ecoteatro di Milano con lo spettacolo “ L’uomo che amava le donne”, dal genio di Truffaut, spettacolo di cui cura anche testo e regia, prende le mosse da questa constatazione per poi andare oltre. L’amore è il punto di partenza per poi trasformare lo spettacolo in un gioco collettivo, invitando il pubblico a partecipare attivamente perché in amore nessuno può davvero tirarsi indietro. Signor Tedeschi, dello spettacolo che andrà in scena a Milano il 21 e 23 novembre prossimi, quale aspetto le piace di più e, nel contempo, quale ritiene il più complesso? Innanzitutto porto in scena qualcosa che mi piace e quindi è un po’ come se facessi il mio spettacolo: si parte da Truffaut per poi coinvolgere tutto il pubblico in una sorta di gioco collettivo. Non a caso all’ingresso faccio distribuire dei biglietti su cui ogni spettatore può scrivere in anonimato un pensiero sull’amore che viene poi letto in sala. E ’ uno spettacolo ben noto ma che evolve e cambia continuamente grazie all’interazione del pubblico: li coinvolgo, alcuni salgono sul palco, e ci si diverte tanto. Come tutte le cose apparentemente semplici, c’è un innegabile grado di complessità. Mi servo di una scaletta ma su quella scaletta improvviso proprio perché coinvolgo tanto il pubblico. Una frase di Truffaut recita “Perché la vita è fatta in modo tale che non si può fare a meno di amare e di essere amati”. Secondo Corrado Tedeschi quando è il momento per smettere di amare? E non intendo solo nell’ambito di una relazione ma anche in generale, in altre passioni, ad esempio lavorative. Sta parlando con una persona che ha fatto una serie di disastri in amore ma che continua a crederci fermamente. L’amore è il motore di tutto, la soluzione ai problemi, non si può prescindere, è insito e stimola anche la poesia. Non a caso durante lo spettacolo vengono letti dei versi di poeti e mi piace constatare che il pubblico va via felice perché si diverte ma nel contempo riflette sull’amore e, in un certo senso, lo riscopre. Il protagonista, Bertrande Morane, non è un Casanova, un Don Giovanni, non un mago della conquista ma è alla ricerca dell’amore, quindi ha anche un lato tenero, fragile. Oggi, secondo lei, a che tipo di amore ci si sta abituando? L’amore è ormai un prodotto commerciale, da vendere sui social che sono la rovina del nostro tempo. L’amore è visto quasi come un post, e mi intristisco a vedere in giro trasmissioni televisive in cui c’è una declinazione ormai quasi pornografica dell’amore: si parla di tutto, anche degli aspetti più intimi, che non andrebbero mai svelati Corrado Tedeschi e il teatro: il momento più bello durante uno spettacolo e quello che, ancora oggi, dopo tanta esperienza, le mette ansia? Nel caso specifico dello spettacolo “ L’uomo che amava le donne” , mi diverte far lavorare il pubblico, non voglio spettatori inerti. Quindi mi piace immaginare cosa accadrà, mi incuriosisce il fatto che non so cosa aspettarmi di preciso. Per quanto concerne la tensione, credo che per un attore che va in scena debba essere una costante. Se manca quella, mancano vocazione e passione, significa che si va a teatro come si va in ufficio e allora è meglio lasciar stare. La tensione serve perché poi si incanala e si trasforma in energia Prossimi progetti dopo il 21 e 23 novembre? Sarò in tournée con Plaza Suite di Neil Simon con Debora Caprioglio, spettacolo giunto ormai al terzo anno con grande successo di pubblico. Poi sarò in tournée con mia figlia in Partenza in Salita. Inoltre, visto che un’altra mia grande passione è il calcio, mi sono inventato uno spettacolo sul calcio che coinvolge i calciatori Adani, Cassano e Ventola. Lo spettacolo, appunto una riflessione sul mondo del calcio, è in scena negli 8 teatri più grandi d’Italia e comincerà dal PalaPartenope di Napoli il 24 novembre. Un personaggio del passato che vorrebbe vedere seduto in prima fila il 21 ad applaudirla? Chi sarebbe e perché? Gigi Proietti, un genio assoluto ma anche un grande uomo. L’intervista a Corrado Tedeschi si chiude qui. E’ vero, l’amore ha varie declinazioni e non obbligatoriamente tutte conosciute o scontate. Ed è un gioco fatto di sfaccettature e sfumature che coinvolge, attrae, spesso sfianca, delude. Ma è in questo rischio che è insito il suo fascino, e non da tentazione, piuttosto dal bisogno congenito, ancestrale. Come rispondere senza esitazione ad un appello senza esitazione a cui siamo da sempre, in virtù di ciò che siamo.

L’attore Corrado Tedeschi racconta ad Amolivenews “ L’Uomo che amava le donne” capolavoro di Truffaut

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