In suo onore la festa più devozionale e sentita del Molise intero. Sin da giorni prima della processione, che si tiene in mare, il fermento è tale da ronzare l’etere sino allo sfinimento. L’attesa è per l’esito dell’estrazione che attribuisce l’”Onore” di portare in processione il Santo sulla propria barca. Il piazzale del porto diventa una sorta di ring pacifista, di una tombola estiva giocata da altri senza cartelle dove coprire i numeri con ceci e fagioli secchi. La tensione però non è la stessa.
Si sentono migliaia di cuori battere a mille e rimbombar certezze mai avute ma da sempre sperate. Quest’anno poi è l’apoteosi della partecipazione. Il Sindaco veste per l’ultima volta la fascia tricolore per vestire quella del presidente della Regione, il suo volto è segnato da un filo sottile di pianto emotivo, di quel sesto senso che permette di tornare indietro di qualche settimana e garantirsi l’Olimpo della sincera emozione. Del resto San Basso è il protettore degli audaci e lui ne ha avuta davvero tanta a sfidare ogni condizione apparentemente negativa. La platea con lui e alla proclamazione della barca vincitrice ogni piega, anche la più piccola, diventa felicità per tutti, anche per gli sconfitti che nel proferire “sarà per l’anno prossimo”, applaudono alla barca fortunata. Quest’anno, il 2023, tocca a “Miante”, la barca di Angelo Ardò.
Angelo ci credeva fermamente tanto da svelare:” era in me la sensazione positiva, mi ha chiamato una persona che mi ha predetto quanto accaduto”. Il futuro non si legge ma la forza di crederci è sempre tanta che anche le fate in tal contesto trovano case e porte aperte. Abbracci, lacrime e urla di gioia fanno il resto che andrà da li a pochi giorni, a tramutarsi in un potente assedio alla razionale condizione organizzativa.
Tutti d’ora in poi concorreranno per la festa che si terrà, come sempre, il 3 agosto per poi proseguire sino al 5 con il cartellone civile dei festeggiamenti. San Basso è il Santo Patrono di Termoli e delle genti di mare, è l’icona religiosa di un mondo che stenta a fermarsi nonostante difficoltà e modernità che traumatizza la pesca di un tempo e l’amore viscerale per l’acqua salata di colore azzurro.
Quest’anno un ritorno, quello dell’arcivescovo emerito di Lecce, già vescovo della diocesi Termoli-Larino, S.E. Mons. Domenico D’Ambrosio detto per chiunque lo conosca, don Mimì, ha scandito le toccanti celebrazioni religiose. Sin dalla primissima mattinata, tutti nella Casa del Santo, lo splendido Duomo, Cattedrale di Santa Maria della Purificazione. Il prezioso monumento si riempie di autorità, genti di mare, portatori scelti, fedeli. Il caldo non può mancare e si presenta puntuale e fastidioso tanto da condurre al malessere più di qualcuno dei presenti.
L’attesa è per la processione che condurrà il Santo a mare per poi portarlo in trionfo sul peschereccio prescelto all’urlo delle sirene della flottiglia termolese. La statua, arriva in pompa magna, scortata da militari, autorità civili, religiose e dalle migliaia di fedeli accorsi per vederla salire in poppa alla motopesca “Miante”.
I portatori di terra lasciano la banchina salutando il Santo che si appresta a guidare il lunghissimo corteo di barche. Il mare si lascia solcare senza respingimenti e una volta raggiunto il largo, torna l’emozione e la voglia di urlare al mondo la fede per il Santo. Suggestione profonda al lancio della corona di alloro da parte dell’arcivescovo D’Ambrosio accompagnato dal neo presidente della Regione Molise, Francesco Roberti che intona l’inno d’Italia supportato dalla voce intonata del comandante del porto Sergio Mostacci. Il colpo d’occhio è impressionante per la vista delle migliaia di persone accorse e sparse tra le mura del bellissimo centro storico e la banchina portuale.
“ E’ la nostra tradizione più vera, quella che non nasconde la fede e ci restituisce il valore della comunità marinara “ , le parole dell’ormai ex sindaco che continua senza nascondere emozioni e convinzioni : “ La gente partecipa senza dogmi precostituiti, San Basso è il Santo di chi ama il mare e di chi da esso prende spunto per una vita all’insegna della felicità ed amicizia fraterna che solo chi usa le reti sa raccogliere senza fretta e senza paura di tirarle fuori dall’acqua senza frutti, sapendo però che prima o poi tutto sarà esaudito, anche quel pescato che rende il “pesciaiuolo“ libero e mai domo alle difficoltà”.
Le barche rientrano festanti, la gioia non tende a lasciar spazio alla stanchezza, si pensa già alla processione della sera ed alla veglia che traghetterà la notte al giorno ed al solenne pontificale. Passerà così anche questo lungo festeggiamento e chissà, il concertone dell’arrivederci, non sia bagnato e non ci divarichi la forza per pensare, sin da subito, all’anno che verrà. Lucio Dalla non poteva non essere ricordato e, da buon marinaio sorride dal suo posto privilegiato cantandoci -“Come è profondo il mare. Con la forza di un ricatto/ l’uomo diventò qualcuno/ resuscitò anche i morti, spalancò prigioni/ bloccò sei treni con i relativi vagoni/ innalzò per un attimo il povero/ a ruolo difficile da mantenere/ poi lo lasciò cadere, a piangere e urlare/ solo in mezzo al mare/………… Come è profondo il mare!”. Arrivederci al 2024 e chissà, forse Lucio ci auspicherà una fine certamente migliore.
Foto by Tony Cercola
Maurizio Varriano