Verso la metà degli anni venti arrivò a Roccaraso, al seguito del Giro d’Italia, un colonnello degli Alpini in congedo. Leandro Zamboni, piemontese di Cuneo. Era già stato a Roccaraso nel 1910 con i commilitoni della brigata Taurinense e con i norvegesi fratelli Smith, per promuovere il nuovo sport della neve, lo ski, del salto e del fondo.
Era rimasto affascinato da queste montagne e dagli altopiani e si era reso conto che a seguire questo sport a Roccaraso avrebbe lanciato l’economia turistica invernale. Zamboni tornò e si stabilì in paese con la sua famiglia. Incominciò a profondere un avvincente impegno nella organizzazione di manifestazioni sciistiche, irrobustendo l’organizzazione dello Sci Club Roccaraso da poco costituito e si dedicò personalmente come allenatore alla preparazione dei giovani all’attività agonistica.
Questa sua frenetica attività destò immediatamente l’interesse delle autorità locali e di coloro che avevano buone capacità finanziarie. Era ancora fiorente l’allevamento degli ovini che faceva capo alle famiglie degli Angeloni e dei Patini, proprietarie di migliaia di capi.
Fu così che il Colonnello, in questa maniera comunemente chiamato, iniziò la collaborazione con il barone Raffaele Angeloni, il quale insieme ad altri tre soci aveva deciso di costruire un albergo al centro del viale che collegava la stazione ferroviaria al paese. Nacque così, nel giro di un paio di anni, una struttura moderna, dotata di 75 posti letto, con uno stile architettonico semplice ed elegante (nel 1939 la pensione costava 32-46 lire). Era dotata di ogni comfort e il termosifone fece la prima apparizione in paese. L’albergo fu chiamato Savoia in onore dei Reali che ormai frequentavano Roccaraso assiduamente. La gestione fu affidata a Leandro Zamboni.
Nel 1927 L’albergo fu inaugurato alla presenza dell’intera Famiglia Reale. Fu l’unica volta che il Re Vittorio Emanuele III venne a Roccaraso, mentre la Principessa Giovanna e il Principe Umberto frequentavano assiduamente questa nuova località turistica. Memorabile fu il ricevimento dato, sia per l’avvenimento che per la visita del Re, sul quale fece leva non solo la Regina Elena, che ben conosceva Roccaraso e Rivisondoli, e il nome dato all’albergo, ma anche le conoscenze personali che aveva il Colonnello. Lui pro Famiglia Reale e si racconta che avesse un’antipatia viscerale per il Duce. In quell’anno fu anche inaugurato il trampolino di salto denominato Roma
L’albergo diventò così il punto di riferimento della Famiglia Savoia e cessò la permanenza a Roccaraso della Principessa Giovanna nel Treno Reale, dove fino ad allora alloggiava, quando con lo stesso qui arrivava. Il primo piano dell’albergo ogni volta veniva riservato ai Savoia. Poi con l’occupazione di Roccaraso da parte dell’esercito tedesco nell’autunno del 1943 l’albergo, come il resto del paese, fu minato alle fondamenta e distrutto.
Il Colonnello Zamboni nel 1933 costruì all’Aremogna, a quota 1650, il Rifugio Principessa Giovanna, anch’esso fornito di ogni comodità, compreso l’impianto di riscaldamento.
Il rifugio era dotato di 23 posti letto (nel 1939 la pensione costava 30-32 lire). Diventò il punto di arrivo e di ripartenza di escursioni estive e invernali, con ascese alle Toppe del Tesoro, al Monte Greco e perfino a Scanno, dove i più intraprendenti osavano arrivare.
Il fine settimana a cavallo tra febbraio e marzo del 1930 l’Albergo Savoia ebbe un ospite d’eccezione, Italo Balbo, Ministro della Regia Aeronautica, che il 2 marzo si recò al piccolo aeroporto di Pescocostanzo per sperimentare il primo aereo italiano con gli sci.
Ugo Del Castello