Le sigle sindacali Filt Cgil Molise, Fit Cisl Molise e Orsa Ferrovie, sembrano uscire dallo schema che distingue i sindacati in termini di proposte e di concertazioni e sposano il politichese. Imparare dalla politica è davvero cosa assai semplice, soprattutto nel dire l’esatto contrario di ciò che si è detto in passato, assumendo la stessa identità di chi dice oggi quello che è già vecchio ieri.
Il soliloquio di qualche mese addietro sulla inutilità della Metropolitana leggera, del razionale utilizzo delle tratte ferroviarie in termini di efficienza e strategia, viene oggi soppiantato dalla necessaria utilizzazione della tratta ferroviaria Campobasso Termoli, dalla utilità della metropolitana leggera e chissà quale altro concetto sempre osteggiato e rimproverato alla politica del comando. La cosa che stupisce di più, è il chiacchiericcio e la non proposta progettuale, anche se questa di solo concetto. Nel dichiararsi contrari al nuovo piano dei trasporti approvato dal Consiglio Regionale del Molise, si punta il dito sulla chiusura, non dichiarata tale dalla politica, della tratta ferroviaria Campobasso Termoli.
Si adduce al finanziamento PNRR di circa 155 milioni di euro (ancora sulla carta) che utilizzato per l’ammodernamento e l’elettrificazione della tratta stessa con accorgimenti quali l’abolizione di fermate, udite udite, porterebbero a ridurre i tempi di percorrenza di ben 45 minuti portando il tempo necessario per arrivare da Campobasso a Termoli e viceversa, ai 60 minuti. Sic!
Nel porci la domanda di come sia possibile tutto ciò e con quale studio si sia arrivati a tale affermazione, abbiamo contattato i firmatari del comunicato stampa dal quale tutto ciò posto all’attenzione dei media e del popolo molisano. La risposta dettata CGIL è stata: “abbiamo sentito esperti lavoratori e manutentori della tratta e chi la percorre. Il loro ascolto ha permesso le nostre affermazioni. Non siamo certo dei progettisti e quindi la nostra è solo una mera richiesta di concertazione per cercare di evitare di far tracollare un Molise in bilico tra burroni e precipizi senza fondo. Lo scopo è di evitare lo scempio del trasporto su gomma che accentuerebbe il dissesto delle nostre strade e isolerebbe ancor di più i centri minori”. Frasi condivisibili se la lettura venisse posta in maniera decisamente diversa.
I sindacati infatti, come asserisce l’Orsa Ferrovie, sono stati interpellati e da sempre si siedono ai tavoli preposti per discute del presente e del futuro di lavoratori e intere comunità ma, da tempo ormai, manifestano il sapore di chi dovrebbe essere concretamente concertatore, ma poi si manifesta solo adepto al contrario a ogni costo, perdendo il vero senso del sindacato, fautore di grandi battaglie e di vittorie di cui ormai solo il ricordo. La stessa minoranza in Consiglio ha mostrato una sorta di impratica condizione di soluzioni alternative che al cospetto di “vecchie guardie” non ha sortito nessun effetto roboante. Si continua a parlare di vecchiume ma di nuovo orizzonte neanche un piccolo barlume.
La relazione del già assessore Vincenzo Niro avrebbe dovuto, visti i contenuti plauditi da tutti e dichiarati unici da parte della maggioranza, aprire un serio discorso su come condurre il Molise fuori dall’isolamento attraverso l’allinearsi alle direttrici dell’alta velocità, a favorire una alternativa all’Adriatica portandoci verso Benevento e quindi agganciarci velocemente a Salerno, cosa necessaria e fattibile anche da Napoli.
Portarci, quindi, a una discussione che doviziosamente avrebbe condotto a pensare che la tratta Campobasso-Termoli non può vedere drastiche riduzioni temporali per orografia, pendenze, raggi di curvatura, nonostante l’eventuale elettrificazione e quindi trovare soluzioni magari partendo proprio dall’utilizzi della metropolitana leggera, arrivare a Bojano e da qui condurre il traffico ferroviario spedito verso Roma-Napoli e Termoli attraverso una deviazione a Rocca d’Evandro con treni veloci capaci di portarci a Roma in meno di due ore, o alternativamente alla vecchia linea Campobasso/Termoli, realizzare una linea a ridosso della bifernina e portarci da Bojano a Termoli in meno di 40 minuti.
La stessa sigla dell’Orsa Ferrovie smentisce categoricamente quanto asserito nel comunicato circa la diminuzione a un’ora del tempo di percorrenza da Termoli a Campobasso. Soddisfare l’esigenza di essere sindacati, si spera lo si torni a fare e con lo spirito giusto, quello che nel tempo ha posto resistenze che hanno condizionato in positivo la vita sociale, culturale e partecipativa degli operai, non la si può ricondurre alla semplice letterina. Non di certo si vuol ricordare le condizioni in cui versa il Molise dopo la chiusura di stabilimenti che anche grazie alle non battaglie di molti, sono ormai relitti archeologici che appestano i nostri luoghi di cemento svuotato e di carcasse metalliche arrugginite.
Siamo arrivati al capolinea e per non soccombere, occorre necessariamente tornare a essere compatti nel promettere onore alla regione che ci ospita e alla cui ci si dichiara legati da amore eterno. Non servono le lettere, non serve pungolare chi è preposto a normare l’utilità della regione, serve tornare ognuno al proprio compito e segnare la rinascita epocale di lottatori da ring che vedrebbe anche la politica trarne vantaggi. La politica torni a battere i pugni e pretendere la centralità del Porto di Termoli come asse dell’adriatico indipendente da Ortona e Manfredonia; pretendere una adeguata movimentazione del traffico commerciale su rotaia, anche grazie alla Termoli/Campobasso, – qui verrebbe meno il concetto, solo per viaggiatori pendolari, dell’importanza della velocità come primaria esigenza, chiaramente non escludendola del tutto -.
Difendere il diritto dei lavoratori, nacque nell’Antica Roma con il nome di “collegia”, per poi nel medioevo deputarsi alla mutua assistenza e affermare in seguito la difesa tramite associazioni costituite nella modernità sino a essere riconosciute legalmente alla fine dell’800. In Italia i sindacati furono preceduti da società di mutuo soccorso per poi passare alla Confederazione Generale del Lavoro (CGL). Scopo principale la separazione tra sindacato e partito cosa che oggi è del tutto impensabile.
Questa condizione mina quei nobili concetti che portò vittorie in battaglie necessarie, “costituenti”. Forse è il momento per riappropriarci del nostro destino e ridar voce a chi non ne è più decisore primario e subisce l’onta del potente di turno che toglie al povero e dà al ricco. I sindacati, come la politica, sono essenziali per favorire condizioni di libertà, democrazia e benessere. È giunta l’ora di respirare un sorso di aria pura che ormai risale alla gola come putrefatta e senza condizioni vitali per chi necessita di continuare a respirare “una regione” che dell’accoglienza e della capacità di restanza, oltre la resilienza, ne è sicuramente tra le migliori.
Parlarsi addosso circa l’inutilità, le spese sostenute in passato, i lavori e progetti non realizzati, non porta benefici e non rende nessuno indenne da colpe. Il trasporto internodale con hub o stazioni di riferimento riporterebbe una sorta di “botta di vita” ai piccoli paesi che oggi soffrono la mancanza di collegamenti e quindi sempre più isolati e lasciati al loro destino che sempre più appare segnato in negativo. Pensare di un sistema di navette dalla stazione di Venafro per Pozzilli, dove la Neuromed offre servizi a tantissimi campani, laziali e non solo; dalla stazione di Bojano per Campitello Matese; da Termoli per altre aree interne, sarebbe ulteriore animazione territoriale e convincimento, che non occorre tornare con l’Abruzzo per essere felici.
Per dovere di cronaca, dopo aver contattato la CGIL e Orsa Ferrovie, che hanno risposto con garbo e collaborativamente alla chiamata, si è tentati ma vano il tentativo di corrisponderci con la Cisl, si è interpellati anche la Uil Molise che nel dichiararsi pronta a un nuovo incontro con la politica – inviate già richiesta sia al presidente della Giunta che del Consiglio – in continuità agli incontri precedenti e per sopperire alla non presenza all’ultimo programmato dalla presidenza del Consiglio Regionale, la stessa non del tutto condivide la nota delle sigle firmatarie del comunicato stampa, sia per intempestività sia poiché il comunicato stesso non pone accenti a diverse soluzioni quali la visione più ampia verso Benevento, e la connessione tra gomma e ferro unica alternativa per favorire continuità territoriale e riaprire la strada verso le necessarie connessioni aeroportuali “minori” di Pescara e Foggia.
Il trasporto e la relazione nodale tra aree a vocazione diversa non può essere condivisa tra operatori, esperti, sindacati e politica. Si faccia presto e presto si trovi la via per un nuovo modello che non può essere copiato per motivi orografici ma che però potrebbe determinare nuovi concetti e nuove prospettive per un Molise sempre più isolato e sempre meno appetibile in termini di investimenti. Su questa tematica il segretario regionale della CGIL, Paolo De Socio, entra in merito e nel ricaricare le batterie del suo movimento sindacale, evviva Dio! porta alta la discussione e conferma la lotta nel caso in cui la politica risulti ancora così lontana da concertazioni e soluzioni. “Ho trovato nella persona di Quintino Pallante un presidente che ascolta.
L’ascolto però non deve servire a imbonire la piazza o essere una strategia per mantenere i toni bassi, questo deve essere chiaro. Le problematiche sono tante, nel mondo dei trasporti, come nella sanità, si accentuano e si moltiplicano. Salvare il salvabile ci porta solo a rinviare di poco i problemi che non si vogliono risolvere per varie motivazioni. Credo che l’apertura su Benevento sia indispensabile come quella di una vera integrazione della rete dei trasporti. Noi saremo duri e da subito. Presto una conferenza stampa che ci vedrà impegnati a tracciare proposte vere e non da seduti di certo a tavolino. Siamo la prima forza sindacale e non dovranno ricordarci per il solo Caf.
I nostri iscritti e la nostra storia, meritano rispetto e, nel rispetto delle regole, si riscriva la storia di una regione che non può e deve più attendere. I conflitti tra regnanti dello stesso trono sono sotto gli occhi di tutti e non devono sempre e comunque incidere sulla vita dei lavoratori e della popolazione. Se si arriverà, poi, alla autonomia differenziata, saremo costretti a occuparci dei cimiteri e non più di politica, quella seria e non di certo faziosa o riverente. Il campo è tracciato, la partita va giocata con arbitri scevri da condizionamenti e dell’imparzialità certificata. Presto novità”. La politica, si spera, torni in campo e riconduca tutto al bene di chi ancora crede che le favole possano decisamente tornare a essere parte integrante della realtà!
Maurizio Varriano