Come riporta Artribune Daniele Vimini, vicesindaco e assessore alla Bellezza di Pesaro, ha dichiarato. “L’Amministrazione comunale ha confermato con l’importante budget annuale di 15milioni di euro di spesa per la cultura: politiche giovanili, turismo, crescita, scuola e formazione. Un budget sobrio ma appropriato a svolgere un programma che si terrà in tutta la provincia, durante 50 settimane, iniziando da Fano e terminando con Urbino.
Un budget che raggiungeremo sommando agli oltre 2 milioni del Comune di Pesaro, il milione stanziato dal Mic in caso diventassimo Capitale, i 500mila euro della Regione Marche, i fondi ottenuti da istituzioni pubbliche e private e quelli ottenuti tramite la bigliettazione delle iniziative”.
L’assessore aveva visto giusto e Pesaro venne a essere insignita del prestigioso riconoscimento. I quindici milioni adesso occorrono tutti e forse non saranno in grado di confermare l’investimento per l’anno 2024, anno delle sfide importanti che Pesaro, da Capitale Italiana della Cultura si appresta a condurre in porto. Una ribalda straordinaria che vede però una conferma: Lo Stato butta la pietra e nasconde la mano.
Il Mic infatti, mette a disposizione una somma ridicola in cambio di uno sforzo sovraumano che non consegna di certo la bellezza al Mondo intero, ma concretamente rende lo sforzo senza dubbio privo di un vero supporto affinché ciò accada realmente.
Lo abbiamo già visto nelle edizioni precedenti. Città indebitate e poco determinanti per l’economia futura, nonostante investimenti di danaro molto importanti. Della bella passeggiata è rimasto davvero poco se non cerotti e ferite difficili da rimarginare. Anche la stessa Matera, ne varrebbe bene un capitolo a parte, adesso inizia a soffrire la mancanza di fruitori accorsi per Matera Capitale della Cultura Europea 2019, che capirete tutti, rispetto alla Capitale Italiana ha altro respiro.
Come Pesaro la nostra Agnone, città straordinaria per arte, storia, tradizioni, enogastronomia e paesaggio, si appresta al giudizio della commissione che il 4 marzo prossimo dovrà decidere chi “premiare” tra le dieci finaliste selezionate dopo ritiri illustri (proprio a causa di mancanza di fondi) e da esclusioni per carenze riscontrate nell’esaminare i relativi dossier di candidatura.
Una commissione, che audite le municipalità, conferirà lo scettro della cultura alla più esaustiva, a quella che meglio ha inteso proporre manifestazioni, idee, progetti, che soddisfano il bando ministeriale. Nell’augurarci che il Molise venga premiato grazie all’Atena del Sannio, l’augurio massimo è la partecipazione attiva di tutta la regione che al momento sembra stare in attesa annoiata da accavallamento del medio sull’indice della mano destra.
– Sarà per scaramanzia o sperare di non esaltarsi della vittoria per evitare un corposo investimento culturale che potrebbe, pensiero di molti, penalizzare per anni l’investimento culturale dell’intera regione? – Se vince Agnone, vincerà di sicuro l’intera regione che si vedrà proiettata verso l’agognata aggregante collaborazione tra enti, privati, soggetti terzi alla cultura. I campanili, si spera, non si ingolfino di vedute dall’alto verso il basso, ma diano il segno di speranza e di una veduta verso orizzonti lungimiranti.
La scellerata lotta tra municipalità per accaparrarsi un pezzo di lingotto d’oro, come è accaduto per il Bando Borghi, sia un lontano ricordo, anche perché brutto e non coerente con le politiche territoriali. Piuttosto, sarebbe auspicabile un vero cambio di rotta da parte di governi che blaterano sulle idee e convogliano tutto a: quel che si dice oggi è vecchio già ieri!
Essere lungimiranti vuol dire essere anche desiderosi e felici delle vittorie altrui, soprattutto di chi ti è vicino o di tuo fratello di terra. Il Molise è avvezzo da sempre alla guerra tra poveri, stavolta tocca ai molisani invertire la marcia e camminare verso la vittoria con un solo inno: Molise mi è a mamma mea…………..Chissà se e se sarà…. chissà! “Ma i soldi?” – Beh, questa è un’altra storia! –
Maurizio Varriano