Agnone terra dei ramai tant’è che un tempo l’identificativo per i commercianti del posto nell’idioma locale era “r’ callarar de Agneun”. Oggi un artigianato che si può contare solamente sulle dita di una mano. Ma allora perché non celebrare con un monumento l’arte della lavorazione dell’”oro rosso”?. Questa l’idea di Domenico Lanciano e della sua Università delle Generazioni.
“Nei secoli scorsi – afferma Lanciano- Agnone non era famosa soltanto per le campane ma pure per i calderai o ramai. E sembra proprio strano che finora non sia stato elevato un monumento a questa categoria tanto importante per l’economia e la cultura non solo locale. Credo che sia giunta l’ora di dare un riconoscimento di memoria a coloro i quali hanno fatto conoscere Agnone nel resto del Molise e nelle regioni confinanti con la varietà dei loro eccellenti ed artistici prodotti per la quotidianità domestica e rurale. Appare chiaro che una tale statua arricchirebbe il decoro urbano di questa città d’arte che fu considerata la più arguta del Molise. E sarebbe pure di richiamo per il locale Museo del rame e per altre curiosità del centro storico e dei dintorni. Inoltre, farebbe da eco alla bottega del ramaio e all’imminente “Museo delle bilance” una rarità nel panorama museale italiano”.
“Un monumento al calderaio è presente nel centro storico di Matera dal 1982, opera dello scultore Nicola Morelli. In Italia musei del rame sono presenti da nord a sud. Oltre a quello di Agnone, i principali sono a Ravina (Trento), a Lovere (Bergamo, sul lago di Iseo), ad Alpete (Torino), a Force (Ascoli Piceno) e a Dipignano (Cosenza). Mentre i prodotti dei ramai –conclude Lanciano- occupano un posto importante nei vari musei della civiltà contadina disseminati in varie parti d’Italia”.