“Il Molise è per me un sogno. È un mito tramandatomi dai padri e rimasto nel mio sangue e nella mia fantasia“. Così Francesco Jovine scriveva del suo Molise ponendolo al centro di un Universo pieno di odori, suoni, rumori che tornano nel sangue al solo pensiero di esso. Con la purezza delle parole di una giovanissima studentessa Agnonese, Sophia Marinelli, il pensiero di Francesco Jovine si trasferisce al presente e dona splendore alla emozionante giornata dedicata alle audizioni per la corsa al trono di Capitale Italiana della Cultura 2026.
Agnone, la Capitale molisana, ha mostrato il suo vestito migliore sino ad ora riposto in un armadio e tirato fuori per la festa più bella che si spera, ingeneri la voglia di tornare a essere il Molise della felicità, quella “felicità, come la purezza interiore, che non ha prezzo, ma una sola casa: il tuo cuore” come saggiamente anche Sergio Bambarén scrisse. Agnone si è presentata così, con il suo vestito migliore, al cospetto della giuria che, solo per ruolo istituzionale, non ha potuto lasciarsi andare alla condivisione delle emozioni, le passioni, la concreta voglia di tornare a sorridere.
Agnone e l’intera regione, per la prima volta uniti sotto lo stesso ombrello, seppur ancora leggermente sgangherato, hanno sfoderato il battacchio della vibrazione, del sentimento che non è scemato neanche allo sciorinare dei numeri, sempre freddi e pragmatici, inferti con dovizia dalla brava Rosita Levrieri. “Tutti pronti a ricostruire le parti mancanti poiché il cuore è tornato battere decisamente forte” il cliché umano del sindaco Daniele Saia, uno dei pochi sindaci presentatisi in sala con la fascia tricolore a rappresentare l’intero territorio, che ha permesso l’indescrivibile ondeggiar di campane dal suono dolce e soave che, grazie alle parole saggie, responsabili, pregnanti di emozione, di un magistrale Pasquale Marinelli, si è sparso nell’etere formando una eco lunga sino a colmare i cuori palpitanti dell’intera platea in sala.
Del resto, come urlava al Mondo Mahatma Gandhi “La vera bellezza consiste nella purezza del cuore”. Il cuore del Molisani si è davvero sentito, e grazie ai ricordi di un passato volato via, di un passato che nel confermare lontananze fisiche mai davvero poste alla dimenticanza, ha alitato fiato possente, ardito e di una sincerità dirompente. Espressioni mai scontate, forti quelle di Chiara Gamberale che sommate alla musica “fiatata” dal sempre bravo Giuseppe Spiedino Moffa, hanno rumoreggiato nel silenzio assorto dalla bellezza di chi ha preferito concedersi il risveglio al cospetto della notte volta al sonno, per il viaggio verso Roma. Emozioni dalla voce stridula del Presidente della Regione Francesco Roberti che con il cuore deve necessariamente parlarci costantemente e conoscendolo bene, ne ha trasferito parte al folto nugolo di auditori.
Come accade spesso, non si concede bellezza se non si concettualizza la sua forza dirompente. L’importanza delle visioni impossibili, quelle che nascoste dalla razionalità escono fuori senza timore solo se la follia diventa parte di esse. I numeri diventano note, le parole musica, il margine, centro. Simbolicamente non retorico, fine di un percorso ben inquadrato dall’antropologa Letizia Bindi, che ha saputo, in maniera razionale, emotiva e proficua, condurre il nutrito comitato promotore, alla redazione dell’imponente dossier.
Agnone torna a essere padrona della sua storia, del suo patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico, consapevole di essere a un bivio vitale per la rinascita dell’Alto Molise, del Molise intero e delle Aree Interne ormai al declino viscerale.
Quel sogno che tramandato dai padri non deve più andar via. Il tempo faccia la sua parte consolidando e accrescendo la voglia che dalle parole saggie della giovane Sophia, dall’esperienza passionale di Pasquale, pongano le basi per tornare a parlare di restanza, non come modello irraggiungibile, ma filosofia che della resilienza ne fa lubrificante per evitare la fuga di giovani che nel cuore hanno del Molise la parte migliore: l’amore.
Poi permettetelo, sentire il Sindaco di Rimini omaggiare il nostro fotografo, Paolo Di Paolo, cittadino dell’epoca del bianco e nero, rende ancor più bella la sfida, e con essa la nostra regione. Anche per questo, Agnone già da ieri è Capitale della Cultura!
Maurizio Varriano