“Quando abbiamo girato il cortometraggio – commenta Giovanna Salvatore, attrice del corto “What I Want” – il nostro intento era semplicemente sensibilizzare l’opinione pubblica su una malattia silente che in molti non conoscono oppure prendono sotto gamba”.
La Fibromialgia è una malattia molto particolare, prende tutto il corpo, non hai pace 24h su 24 e, il problema più grave, è l’opinione degli altri. Già, ancora oggi, “gli altri” non riescono a capire cosa passi una persona affetta da questa patologia e, non capendolo, parlano e, a volte, anche troppo.
“Di solito, quando si gira un film – continua il regista William Mussini – si istruiscono gli attori sulla parte che devono RECITARE. Nel nostro caso siamo stati avvantaggiati: l’attrice, infatti, non ha dovuto recitare, tutte le sue smorfie di dolore, i suoi occhi al cielo, le sue paure, i suoi gesti lenti, erano tutti veri.
In tutte le scene non ha finto, forse questa non finzione ha fatto apprezzare ancora di più la nostra opera anche a livello internazionale, infatti abbiamo partecipato anche a vari concorsi, proprio con l’unico scopo di far emergere il dibattito su questa malattia. Di sicuro è un’opera di cui siamo fieri, opera di cui non facciamo altro che parlare e riparlare con tutti perché dobbiamo muovere l’indifferenza costante delle istituzioni”.
Nessuno può capire come vive quotidianamente una persona affetta da Fibromialgia se non è affetto da Fibromialgia. Se si racconta in giro, ti prendono in giro, ti prendono come sfaticata/o, come “attore/attrice”, come persona che non ha voglia di mettersi in gioco.
Tutto questo è inaccettabile. Spero che vi appassioni la visione del corto e che ci aiutate a condividerlo il più possibile:
English version: https://www.youtube.com/watch?v=NG-HDWQMevw&t
“Abbiamo deciso di girare anche la versione in inglese perché la Fibromialgia, non è una malattia solo italiana, ma è mondiale, e in altri paesi è riconosciuta come patologia INVALIDANTE, mentre in Italia ancora non arriviamo a questo risultato – conclude Giovanna – ma ci stiamo battendo come leoni, ogni giorno ci sono “fibrine” che scrivono, che lottano, che gridano di essere ascoltate e, sono sicura, che prima o poi, qualcuno ci ascolterà e capirà la gravità di una malattia che ci fa essere INVISIBILI”.
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