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Home Curiosità

Agnone, Danilo Di Nucci firma la fotografia di Mi Manda Rai 3

Vittorio Labanca di Vittorio Labanca
5 Settembre 2022
in Curiosità, Molise
Reading Time: 2 mins read
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Danilo Di Nucci firma la fotografia di Mi Manda Rai 3
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Mamma Rai non poteva lasciare orfano Danilo Di Nucci dopo aver preso in carica come coregista di Porta a Porta di Bruno Vespa, Salvatore Cerimele. Il duo Made in Agnone de Le Iridi Digitali (più di un laboratorio di produzione cinefotografica) si stringono la mano uno da Rai 1 e l’altro da Rai 3.

Danilo Di Nucci, infatti, è ora nell’organico della storica trasmissione“Mi manda Rai 3”nata nel 1990, dove dovrà dare un taglio fotografico ai servizi sul territorio. Ma Di Nucci andrà in veste anche di filmmaker, regista e pilota di droni.

Classe 1980, dopo una laurea specialistica in ingegneria elettronica, una qualifica da Energy Manager e una carriera nell’ambito delle energie rinnovabili, nel 2015 Di Nucci cambia vita e assieme a Salvatore Cerimele fonda Le Iridi Digitali. In questa nuova veste professionale riparte come fotografo ma, grazie all’esperienza di lunga data e agli insegnamenti del socio e mentore Cerimele, Di Nucci ben presto affianca al “click” della macchina fotografica il “rec” delle riprese video e il radiocomando del drone.

E così, nel 2017, per le Iridi Digitali arrivano le prime esperienze su Rai1 con “La Vita in Diretta Estate”, a cui seguono i documentari nel mondo per “Kilimangiaro” di Rai3 e, successivamente, inizia su Rai2 l’esperienza delle trasmissioni sul territorio nazionale con “Anni 20”, “Anni 20 Notte”, “Il Mythonauta” con il cantautore Davide Van Der Sfroos e “Vitalia”, di Alessandro Giuli, programma per il quale Le Iridi firmano la Fotografia.

Ora un duplice e nuovo impegno che li terrà impegnati, entrambi, per tutta la stagione televisiva 2022-2023.

“Sia io che Salvatore – afferma Di Nucci – spesso dobbiamo chiudere la valigia e partire, ma ogni volta torniamo ad Agnone. Sono appena rientrato dal forum internazionale di Cernobbio, sul Lago di Como, dove ho lavorato per la realizzazione dello speciale del Tg1, ma come sempre il nostro lavoro inizia e finisce in Piazza Plebiscito, dove abbiamo lo studio. Crediamo sia molto importante diffondere questo messaggio, ovvero che non bisogna per forza lasciare il Molise per fare carriera.

Ormai i tempi sono cambiati, il mondo è globalizzato e in tantissimi settori si possono raggiungere importanti risultati partendo dalla provincia. Questa è una terra ricca di talenti e noi siamo soltanto gli ultimi, in ordine di tempo, che senza emigrare stanno facendo un percorso professionale che ci auguriamo sia da esempio e possa invogliare altre persone a non andare via o, addirittura, a tornare. Certamente non è semplice, innanzitutto è fondamentale trovare la propria strada e poi bisogna fare tanti sacrifici, lavorare sodo, metterci tantissima passione e non sentirsi mai inferiori a nessuno. Il tutto condito da un pizzico di sana follia”.

Tags: Danilo Di NucciIridi digitali AgnoneMi manda Rai tre
Vittorio Labanca

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Dell’amore è stato già detto tutto, o forse no. E al di là di ogni definizione, di ogni facile o scontata categorizzazione, di ogni banalizzazione, commercializzazione o estremizzazione, resta un elemento fondamentale ed imprescindibile della vita, con tutte le varie manifestazioni, sfaccettature, declinazioni, interpretazioni, sbavature o sgorbiature. La mia intervista al conduttore televisivo ed attore Corrado Tedeschi, in scena il 21 ed il 23 novembre all’Ecoteatro di Milano con lo spettacolo “ L’uomo che amava le donne”, dal genio di Truffaut, spettacolo di cui cura anche testo e regia, prende le mosse da questa constatazione per poi andare oltre. L’amore è il punto di partenza per poi trasformare lo spettacolo in un gioco collettivo, invitando il pubblico a partecipare attivamente perché in amore nessuno può davvero tirarsi indietro. Signor Tedeschi, dello spettacolo che andrà in scena a Milano il 21 e 23 novembre prossimi, quale aspetto le piace di più e, nel contempo, quale ritiene il più complesso? Innanzitutto porto in scena qualcosa che mi piace e quindi è un po’ come se facessi il mio spettacolo: si parte da Truffaut per poi coinvolgere tutto il pubblico in una sorta di gioco collettivo. Non a caso all’ingresso faccio distribuire dei biglietti su cui ogni spettatore può scrivere in anonimato un pensiero sull’amore che viene poi letto in sala. E ’ uno spettacolo ben noto ma che evolve e cambia continuamente grazie all’interazione del pubblico: li coinvolgo, alcuni salgono sul palco, e ci si diverte tanto. Come tutte le cose apparentemente semplici, c’è un innegabile grado di complessità. Mi servo di una scaletta ma su quella scaletta improvviso proprio perché coinvolgo tanto il pubblico. Una frase di Truffaut recita “Perché la vita è fatta in modo tale che non si può fare a meno di amare e di essere amati”. Secondo Corrado Tedeschi quando è il momento per smettere di amare? E non intendo solo nell’ambito di una relazione ma anche in generale, in altre passioni, ad esempio lavorative. Sta parlando con una persona che ha fatto una serie di disastri in amore ma che continua a crederci fermamente. L’amore è il motore di tutto, la soluzione ai problemi, non si può prescindere, è insito e stimola anche la poesia. Non a caso durante lo spettacolo vengono letti dei versi di poeti e mi piace constatare che il pubblico va via felice perché si diverte ma nel contempo riflette sull’amore e, in un certo senso, lo riscopre. Il protagonista, Bertrande Morane, non è un Casanova, un Don Giovanni, non un mago della conquista ma è alla ricerca dell’amore, quindi ha anche un lato tenero, fragile. Oggi, secondo lei, a che tipo di amore ci si sta abituando? L’amore è ormai un prodotto commerciale, da vendere sui social che sono la rovina del nostro tempo. L’amore è visto quasi come un post, e mi intristisco a vedere in giro trasmissioni televisive in cui c’è una declinazione ormai quasi pornografica dell’amore: si parla di tutto, anche degli aspetti più intimi, che non andrebbero mai svelati Corrado Tedeschi e il teatro: il momento più bello durante uno spettacolo e quello che, ancora oggi, dopo tanta esperienza, le mette ansia? Nel caso specifico dello spettacolo “ L’uomo che amava le donne” , mi diverte far lavorare il pubblico, non voglio spettatori inerti. Quindi mi piace immaginare cosa accadrà, mi incuriosisce il fatto che non so cosa aspettarmi di preciso. Per quanto concerne la tensione, credo che per un attore che va in scena debba essere una costante. Se manca quella, mancano vocazione e passione, significa che si va a teatro come si va in ufficio e allora è meglio lasciar stare. La tensione serve perché poi si incanala e si trasforma in energia Prossimi progetti dopo il 21 e 23 novembre? Sarò in tournée con Plaza Suite di Neil Simon con Debora Caprioglio, spettacolo giunto ormai al terzo anno con grande successo di pubblico. Poi sarò in tournée con mia figlia in Partenza in Salita. Inoltre, visto che un’altra mia grande passione è il calcio, mi sono inventato uno spettacolo sul calcio che coinvolge i calciatori Adani, Cassano e Ventola. Lo spettacolo, appunto una riflessione sul mondo del calcio, è in scena negli 8 teatri più grandi d’Italia e comincerà dal PalaPartenope di Napoli il 24 novembre. Un personaggio del passato che vorrebbe vedere seduto in prima fila il 21 ad applaudirla? Chi sarebbe e perché? Gigi Proietti, un genio assoluto ma anche un grande uomo. L’intervista a Corrado Tedeschi si chiude qui. E’ vero, l’amore ha varie declinazioni e non obbligatoriamente tutte conosciute o scontate. Ed è un gioco fatto di sfaccettature e sfumature che coinvolge, attrae, spesso sfianca, delude. Ma è in questo rischio che è insito il suo fascino, e non da tentazione, piuttosto dal bisogno congenito, ancestrale. Come rispondere senza esitazione ad un appello senza esitazione a cui siamo da sempre, in virtù di ciò che siamo.

L’attore Corrado Tedeschi racconta ad Amolivenews “ L’Uomo che amava le donne” capolavoro di Truffaut

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