E’ stata denominata “Orsa bambina” ed insieme al suo piccolo – praticamente ogni sera – fanno manbassa nei giardni delle abitazioni dove trova pollai, conigli, alveari e qualsiasi cibo che possa assicurare a lei ed al cucciolo il fabbisogno giornaliero.
Una situazione diventata – a dir poco – insostenibile che si ripete ormai da troppo tempo, costringendo i proprietari a fare turnazioni notturne cercando di tenerla alla larga. Ma per quanto tempo ancora si può andare avanti così?
Il caso riporta alla mente “Juan Carrito“, che nelle sue scorribande notturne non aveva mai mostrato segni di aggressività verso l’uomo, ovviamente, tralasciando gli inevitabili danni materiali. La fine del povero plantigrado però è nota a tutti: venne investita sulla statale 17 a Castel di Sangro.
Il Piano Nazionale per la Tutela dell’Orso Bruno Marsicano Patom) detta metodi che non lasciano spazio ai dubbi ( qui l’estratto della pagina 36).
“La situazione attuale, invece, è notevolmente diversa.”, scrive in una lettera il medico-veterinario in forza all’Asl 1 Maurizio D’Amico al Presidente della Provincia dell’Aquila e Sindaco di Castel di Sangro Angelo Caruso.
Arrivato a mettere nero su bianco per sensibilizzare il capo dell’amministrazione comunale affinchè si possa trovare urgentemente una soluzione conveniente. Scongiurando “azioni estreme” ingiustificabili ed illegali che possano mettere in pericolo la vita dell’animale.
“Non si può non tener conto che, nonostante siano animali solitamente pacifici, una madre con la prole assuma naturalmente atteggiamenti protettivi, che potrebbero tradursi in reazioni aggressive qualora essa ravvisasse un pericolo per il proprio cucciolo. Il rischio è maggiore poiché si tratta di un animale “confidente”, che ha perso quindi la sua naturale diffidenza per l’uomo e gli ambienti antropizzati.”, continua di D’Amico.
“A tutto ciò si aggiungono i deprecabili comportamenti di persone che si avvicinano per scattare foto e video, come documentato sempre più spesso dalla loro pubblicazione sui Social Network; l’ultimo esempio, balzato alle cronache nazionali, è il video dell’inseguimento dei due plantigradi, visibilmente spaventati, da parte di un automobilista che li ha poi costretti in un angolo. È facile immaginare le conseguenze qualora l’orsa avesse deciso di reagire.
Non vanno, inoltre, trascurati i danni economici che il protrarsi di questa situazione sta creando. Per i danni materiali (uccisione di animali domestici e da reddito, saccheggio di orti e frutteti e danneggiamento di strutture e recinti) sono previsti ristori economici dai vari Enti (Regione, Parchi nazionali, ecc.).
Tuttavia, se per i piccoli allevamenti amatoriali, il risarcimento previsto può essere
adeguato, va considerato che per le aziende da reddito la perdita economica non è strettamente legata al singolo danno materiale. Esistono, infatti, piccole realtà che lottano per sopravvivere, come qualche azienda agrituristica che faticosamente sta avviandosi per sfruttare la stagione estiva.
Anche se tra la schiera dei turisti vi sono quelli che, magari scelgono l’Abruzzo anche nella speranza di incontrare l’orso, ce ne sono tanti che invece, o perché hanno un cane al seguito o perché temono per i propri bambini, hanno chiesto rassicurazioni in merito, e qualcuno sta valutando la disdetta del soggiorno già prenotato.
Non da ultimo bisogna rilevare lo stato di crescente apprensione che la situazione genera tra la popolazione, specialmente tra coloro che abitano in agro dei nostri Comuni o tra coloro che per hobby o per lavoro rischiano un incontro ravvicinato.
Suddetto malessere – aggiunge il veterinario – è ulteriormente aggravato dalla mancanza di adeguati protocolli d’intervento da parte degli enti interessati.
Infatti, chiamando i numeri teoricamente preposti non sempre si sono avute risposte adeguate. Chiamando il numero 08639113241 del Servizio di Sorveglianza PNALM (attivo dalle ore 8.00 alle 20.00) si viene informati che loro sono competenti solo per eventuali sopralluoghi per l’accertamento di danni da fauna selvatica, e, comunque, solo per i comuni del Parco Nazionale.
Anche rivolgendosi al 1515, dalla Centrale Operativa dei Carabinieri Forestale, proprio a causa della mancanza di protocolli e personale specializzato, si ottengono risposte non risolutive. Ad esempio chiamando di notte il 1515 è capitato che si siano limitati a mettere l’utenza in contatto con la locale stazione dei Carabinieri (non Carabinieri Forestale, di cui non sempre c’è una squadra in servizio) che a loro volta sono stati costretti a proporre l’invio una pattuglia per un giro sul posto, anche se poi nessuno sa cosa fare per dissuadere gli animali dai loro attacchi.
Io stesso, durante i turni di reperibilità, ricevo chiamate di persone in apprensione che, dopo aver tentato un giro di telefonate a vuoto, mi chiedono “chi altri possiamo chiamare?”. Non è possibile che la gente si senta dire per telefono, sempre che risponda qualcuno, “non vi preoccupate, avrete un risarcimento” oppure “tirategli qualche petardo”. La dissuasione non può e non deve essere affidata all’improvvisazione del singolo cittadino, sia perché gli animali non sono stupidi e impareranno presto che un petardo fa solo rumore, sia perché non è escluso sia la presenza del cucciolo possa scatenare l’aggressività della madre.
Riguardo alla prevenzione, sembra che le recinzioni elettrificate svolgano un ruolo importante, tuttavia il PNALM prevede contributi solo per il proprio territorio di competenza, mentre al di fuori pare se ne occupi l’Associazione per la conservazione dell’orso marsicano ONLUS, con sede a Montesilvano (PE).
Guardando al futuro, tale situazione non solo non può risolversi da sola, magari, come persino qualcuno auspica, con l’ennesima morte accidentale dell’orsa, per incidente stradale, ma può soltanto peggiorane: infatti, il piccolo non sta facendo altro che imparare il comportamento dalla madre, e come lui anche i cuccioli dell’orsa Amarena, che si comporta alla stessa maniera, nella Valle del Sagittario. Il risultato sarà che tra qualche anno ci ritroveremo con una non trascurabile popolazione di orsi “confidenti”.
D’Amico in conclusione prova a suggerire una soluzione. “Considerato tutto ciò, senza voler scavalcare le altrui competenze, credo che sia necessario avviare un programma serio di sorveglianza congiunta, che preveda non solo il monitoraggio in tempo reale degli spostamenti degli orsi cosiddetti “confidenti”, mediante apposizione di radiocollare, ma anche un’efficace opera di dissuasione da parte di personale competente, oltre che quando ritenuto possibile e opportuno, anche una rieducazione alimentare dei soggetti.
Qualora questi e/o altri provvedimenti fossero inefficaci, bisognerebbe pragmaticamente valutare di confinare un eventuale soggetto particolarmente problematico in un’adeguata area faunistica, invece di rischiare un ennesimo esemplare morto su una superstrada o, peggio, per un fucilata di qualcuno davvero esasperato, come purtroppo già successo in passato.
A questo punto, emerge la necessità di tutelare da una parte l’inestimabile valore della specie orso marsicano, simbolo dell’Abruzzo nel mondo, dall’altra la gente che si ostina a voler vivere da queste parti in maniera dignitosa.
Data l’ingente spesa dei vari Enti legata per “risarcimenti per i danni da fauna selvatica” e considerando che gli animali non conoscono i confini, sarebbe auspicabile che la questione fosse affrontata con coordinamento ed efficace sinergia tra tutte le istituzioni coinvolte a vario titolo.”
C’è poco da aggiungere se non sperare che stavolta prevalga il buonsenso.