In auge il calcio a Castel di Sangro, dicono: siamo noi il calcio spettacolo estivo in Abruzzo, quest’anno abbiamo toccato le stelle, quelle del Napoli Campione d’Italia e aggiungono centoquarantamila presenze di tifosi! Vero e a Roccaraso non deve interessare tanto di più.
Circa 40’anni fa ospitammo per 15 giorni la Nazionale Italiana di Calcio in partenza per MEXICO ’86 e fu un trionfo di pubblicità e di pubblico, il resto è un buco nero. Per cui non c’è ne può fregare più di tanto di ospitare squadrette di calcio per mantenere su il turismo extra neve. Ma non può finire così.
Ecco, quando mi accusano di snobbare l‘Alto Sangro, a favore dei nostri Altopiani Maggiori d’Abruzzo, si sbagliano profondamente e dimostrano di non saper leggere l’italiano delle mie parole e di comprenderlo. Gli Altopiani hanno le loro peculiarità e devono essere sviluppate in un contesto di offerta turistica più ampia e accattivante. E l’Alto Sangro così come è proposto, soprattutto d’estate non è nulla senza gli Altopiani che però devono apportare effettivamente il loro valore.
Roccaraso ha due impianti sportivi di qualità, però. Uno è parcheggiato in attesa dell’inverno e con le balle gonfie aventi sembianze di personaggi di cartoni animati: è il palaghiaccio che perciò non è ghiacciato. L’altro è l’acquafantasy, che fa ricordare la Roccaraso dell’immediato dopoguerra: distrutta.
I turisti ci chiedono perché e noi arzigogoliamo risposte senza senso logico. Loro non vogliono giustificazioni a parole, che hanno il senso della presa per il c**o, ma fatti, concreti, che riconferiscano vitalità “green” estiva alla pista di ghiaccio e recupero funzionale ai giochi acquatici e al solarium, con annessa pista da bowling.
Da quando non sono più in servizio come responsabile finanziario del Comune ho perso il senso dell’orientamento tra le norme vigenti in materia di finanziamenti pubblici e quindi non so se il famigerato PNRR potesse essere invocato a soccorso dei due impianti sportivi. Il primo per dotarlo di un “robusto” impianto fotovoltaico per sostenere in maniera consistente la produzione di energia elettrica e anche della modernizzazione dell’impianto di produzione del freddo; la tecnologia attuale consentirebbe un risparmio di energia del 25% circa. Il secondo per ricevere una forte operazione di recupero funzionale e anch’esso da dotarsi sull’ampio tetto di pannelli che catturano i raggi solari per trasformarli in energia elettrica.
Si è gridato ai quattro venti di perseguire il finanziamento con i fondi del PNRR per realizzare l’inutile Funitel, terza via su funi d’acciaio per salire d’inverno all’Aremogna. Ma da quel che so è stato un impianto ripudiato già all’origine dalle maggiori società degli impianti di risalita operanti sul territorio, perché troppo costoso in termini di gestione in rapporto all’uso che se ne sarebbe fatto. Il Comune sarebbe caduto in dissesto finanziario. Se corrisponde a verità l’importo di 150mila euro destinato ai preliminari di progettazione, beh! allora mi fermo solo ad osservare, per pietà divina, che questa cifra forse sarebbe bastata probabilmente per finanziare in autonomia l’impianto fotovoltaico dell’acquafantasy.
Per ragioni personali di candidatura a sindaco fallita, credo che questa località turistica due anni fa, chiamata a rinnovare il suo vertice istituzionale, abbia voluto scientemente tarparsi le ali per proseguire sulla via della perdizione, portando gradualmente allo sfacelo quel che si era costruito di buono fino alla fine dello scorso secolo, ignorando altresì un programma fattivo di rivitalizzazione dell’ospitalità turistica ad ampio raggio da me proposto. Oggi in molti mi fermano e si pentono di avere agito in maniera inconsulta. Chi è colpa del suo mal pianga sé stesso!
Un’aggiunta di natura affettiva, probabilmente azzardata, ma poi non più di tanto, è quella che sarebbe stato un mio intendimento, se mi fosse stato concesso di arrivare al vertice di questo paese, sfruttando vari finanziamenti e anche l’appoggio della Federazione, di recuperare il trampolino di salto, anche e soprattutto in termini “plastificati” per organizzare adeguate manifestazioni estive nazionali ed internazionali di salto con gli sci.
Altro che spettatori del calcio, ci sarebbero volute tribune che probabilmente non avrebbero trovato spazio lì intorno per ospitare e far godere uno spettacolo eccezionale in diretta, sconosciuto ai più. Congiuntamente si sarebbe dovuto sviluppare un centro federale di saltatori con gli sci per apportare un contributo di rilancio di questa attività sportiva affascinante e spettacolare. Si sa che lo spettacolo avvincente stimola una frequenza turistica importante.
E poi, un impianto che funzionerebbe anch’esso tutto l’anno, una pista su rotaia di slittini da accoppiare all’indispensabile impianto di risalita esistente quasi al centro del paese in località Ombrellone. Quante cose da fare per conferire alla stagione turistica estiva un valore attraente.
Ecco perché della squadra del Napoli o di quella del Bari o altre ancora non c’è ne deve interessare più di tanto, noi dobbiamo offrire d’estate più o meno le cose che offriamo d’inverno in chiave verde o “green” se ritenete il termine più figo, ma sicuramente nella sua espressione tecnica più attuale in termini di risparmio energetico. Affermare che il palaghiaccio non può funzionare d’estate per via dei costi proibitivi è puramente demenziale. Ci sono ragioni di effettive entrate per l’uso sportivo della clientela romana che mi portano ad affermare così.
Un migliaio di bambini dediti allo sport del ghiaccio sarebbero venuti qui per migliorare le loro attitudini agonistiche e vi lascio immaginare cosa ne sarebbe derivato per compensare le spese di produzione del ghiaccio e di ospitalità presso gli alberghi.
Ma, nonostante i ripetuti inviti a concedere l’uso dell’impianto, testardamente e stupidamente si è opposto il falso problema dei costi. Io un po’ di conti li ho fatti e posso assicurarvi che ci avremmo guadagnato, in diverse maniere.
Aggiungo, per chi non lo sapesse, che all’Aremogna, con gli adeguati finanziamenti volevano, spero si voglia ancora realizzare una, forse due piste in plastica per lo sci Alpino, alle Gravare. Ma, mentre quella società impiantistica ne ha espresso un effettivo interesse, anche per proseguire in parte la sua attività invernale, c’è chi non si è adeguatamente adoperato a sostenerla e dorme…
Ugo Del Castello