“I pregiudizi sono invisibili e si muovono ovunque, come quelle minuscole particelle che, al mattino, scorgiamo in controluce dalla finestra illuminata. Ci dobbiamo fermare a osservarle, reclinando la testa e cercando la giusta posizione, per accorgerci che si muovono intorno a noi. L’aria ne è piena. Appaiono innocue, ma fanno male. Non permettono di respirare”(tratto dal libro “la mia parola contro la sua” di Paola Di Nicola).
Sono 79 le donne ammazzate in Italia da inizio anno ad oggi.
Una donna viene uccisa ogni 3 giorni mentre continuano le vergognose violenze sessuali, i maltrattamenti e le molestie. I gravi fatti di Palermo e di Caivano hanno messo in luce il legame di queste violenze con le situazioni di forte degrado sociale e culturale delle “aree periferiche” nelle quali si sono svolti questi misfatti.
Non è un caso che: la Sicilia e la Campania abbiano le percentuali più elevate di abbandono della scuola; i ragazzi di Palermo a differenza di quelli di Caivano, provengano da famiglie benestanti. I messaggi che si sono scambiati dopo la violenza sono agghiaccianti ma segnalano quella diffusa cultura che mette la donna un gradino “sotto”, che la paga e la considera di meno, che la denigra e la tratta da oggetto.
Colpisce il “velo di omertà”, denunciato anche da Don Maurizio Patricello nella sua omelia domenicale successiva ai “fatti”, con il quale le famiglie e una parte della popolazione locale (sia pure con diverse motivazioni) hanno cercato di “coprire” i responsabili ricorrendo a quei “tradizionali” espedienti che traggono alimento dai “pregiudizi” che circondano questi atti di violenza.
Non basta indignarsi o chiedere di inasprire le pene (che in alcuni casi può essere giustificato). Occorre, come chiesto da più parti, investire su scuola e servizi sociali; sul risanamento di questi “quartieri abbandonati”, che sono il regno della criminalità organizzata, dove sono state ammassate tutte le povertà (come sottolinea Don Patricello); sul lavoro affinché la precarietà economica e sociale non spinga i giovani sulla “cattiva strada”. Certo occorre tutto questo, ma è altrettanto importante che ci sia una forte mobilitazione dell’intera comunità per ri-costruire “reti” sociali con le quali riscoprire l’educazione alla relazione ed ai sentimenti che costituiscono un importante argine a queste forme di violenza.
Per questi motivi, Sabato 16 settembre alle ore 21 a Guglionesi, presso la sede provvisoria dell’Arci sita in viale Margherita 47, ci si incontrerà per lanciare, insieme a persone del modo politico, sociale e culturale, per un chiaro messaggio di condanna e, nel contempo, di impegno “sociale” sul tema della violenza. Nello stesso momento, l’iniziativa “Luce nel buio” illuminerà, con le sue fiaccole, anche Roseto degli Abruzzi (Teramo). La fiaccolata vedrà protagoniste, l’associazione “il Guscio” e la locale sede Arci di Teramo.
“Luce nel buio” è un progetto che: unisce due paesi (Guglionesi e Roseto degli Abruzzi), due regioni (Abruzzo e Molise attraverso il Comitato regionale Arci Abruzzo-Molise), due patrimoni di esperienze, espresse dalle associazioni promotrice e da quelle partecipanti all’incontro; costruisce “reti sociali” con le quali affrontare, alla radice, questa emergenza sociale, culturale ed educativa.