“In Abruzzo, fra i tanti, esiste uno dei più pregevoli gioielli ambientali dell’Appennino e va difeso da interventi decisamente discutibili.
La Pineta di Pino nero conosciuta come Pineta Zappini emerge quale popolazione relitta dell’ultima glaciazione. La sua esistenza, lungo le pendici del Monte Mattone, è citata in atti risalenti ad almeno il XVII secolo.”
È quanto scrive in una nota stampa, Stefano Deliperi, del Gruppo d’Intervento Giuridico.
Si tratta di un ecosistema strutturato e fondamentale all’interno dell’area naturale protetta, ospitando specie animali e vegetali, importanti, uniche, endemiche e a volte rare: in estrema sintesi l’Orso marsicano (Ursus arctos marsicanus), lo Scoiattolo meridionale (Sciurus meridionalis), il Tasso (Meles meles), la Martora (Martes martes), il Picchio di Lilford (Dendrocopos leucotos), Artropodi indissolubilmente legate ai Pini, diverse Orchidee del genere Orchis, Aceras, Limodorum, Cephalanthera, Epipactis.
La Pineta insiste su una struttura geologica delicatissima. Un qualsiasi intervento invasivo e non ponderato, potrebbe determinare un grave dissesto, con grave rischio per il sottostante centro abitato di Villetta Barrea.
In una parte del sito, che dovrebbe essere interessato di tagli boschivi, insiste una enorme frana che, guarda caso, è stata riconolizzata proprio dai Pini neri, certo non per intervento umano. In assenza di copertura boschiva, il terreno già di per sè delicato, rimarrebbe esposto agli effetti degli eventi meteorici.
E sono proprio i tagli boschivi previsti in un discutibile intervento di prevenzione antincendio a costituire un serio pericolo ambientale.
Il programma sostenuto da fondi comunitari “PARCHI PER IL CLIMA 2019 Tipologia IV – Interventi per la gestione forestale sostenibile, Categoria I – Interventi di gestione ‘Interventi di riduzione del rischio di incendi boschivi – Pineta di Villetta Barrea (AQ)’”, è promosso dall’Ente Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e comporta il taglio di almeno 3.400 esemplari adulti su una superficie complessiva di 15 ettari di Pino nero (Pinus nigra subsp. nigra var. italica) nella Pineta Zappini.
La dichiarata finalità è quella di prevenzione antincendio per il centro abitato di Villetta Barrea.
La Pineta Zappini rientra nel parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, è tutelata con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e rientra nella zona speciale di conservazione (ZSC) “Parco nazionale d’Abruzzo” (IT1100205) e nella zona di protezione speciale (ZPS) ”Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise”, ai sensi delle direttive n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e seminaturali, la fauna e la flora e n. 09/147CE sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica.
Gli alberi tagliati non bruciano, ma vi sono metodi alternativi per difendere il bosco e i paesi vicini:
- a) realizzazione di un sistema dimonitoraggiocontinuo, tramite una rete di telecamere con segnali di allarme;
- b) potenziamento della struttura dellaProtezione Civile locale, già in parte attrezzata per le emergenze;
- c) aumento del personale di sorveglianza attiva;
- d) stoccaggio di moduli contenenti liquido ritardante;
- e) possibilità di utilizzare, nel deprecato caso di evento, la notevole riserva d’acqua del vicinissimo Lago di Barrea;
- f) valorizzazione naturalistica e culturale di un bosco che rappresenta un unicum nell’Appennino, anche per sensibilizzare i fruitori ad una frequentazione attenta e rispettosa.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha raccolto le preoccupatissime segnalazioni di residenti, esperti, personalità del mondo scientifico, e ha inoltrato (4 settembre 2022) una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti ai Ministeri della Cultura e della Transizione Ecologica, alla Regione Abruzzo, all’Ente Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, alla Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Aquila, al Comune di Villetta Barrea, ai Carabinieri Forestale, con l’obiettivo di evitare dei tagli boschivi che appaiono tutt’altro che necessari e, per giunta, dannosi.
Sembra che il ricavato sia di 750-800 tonnellate di legno per un valore di 11-12 mila euro: ben poco per un ipotizzabile danno ambientale di notevoli proporzioni.”