L’arte della coltivazione, della trasformazione dei prodotti della terra, del cibo e del vino, racchiusa in un marchio dal sapore della biodiversità. Questa la vera e unica filosofia del Consorzio di Rete de i “CiBiMolisani.”
Un gruppo di amici che veste il Molise come suo abito migliore, fa breccia e porta a casa un brand che ha il sapore della terra natia, dell’acqua pura e sincera, del profumo del tinto della tintilia, della beltà e lucentezza del grano, della musicalità del buon cibo condotto in tavola, con la leggerezza dell’essere semplicemente molisani.
CiBiMolisani inizia a consolidare il suo marchio portando nelle case dei Molisani la sua insalata idroponica, il suo olio di altura, la sua pasta di grano molisano cento per cento, i suoi lamponi, le confetture, la sua tintilia da zone d’origine e non di mare.
Le canzoni si scrivono prima della musica, la biodiversità si legge ancor prima della fioritura di gioielli che solo una terra miracolata quale il Molise può offrire sin dalla semina. Madre natura si confà delle mani sapienti di attori quali Pasquale Felice, Pasqualino Fierro, Dionisio Cofelice, Remo De Stefano, Filindo e Antonella Russo, Lino Rufo, Maurizio Varriano.
Ognuno per la propria specificità, fanno squadra e consapevoli di difficoltà, di disarmonie temporali, suonano la marcia verso il consumatore finale che aspetta solo di porre ai denti e poi al palato, cibi dall’ebrezza di un Molise biodiverso, gradevole, perfetto negli equilibri salutari di succulenze senza tempo ma confacenti alla nostra evidenza alla attualità.
“La felicità è un dono che tutti noi abbiamo il dovere di cercare. Trovarla poi, non è così difficile. Facciamolo insieme, sarà più facile ma soprattutto più gratificante” così i nostri avi ci esortavano in tempi di perdizione. Il raggiungimento della soglia della casa del terzo millennio sta depauperando ogni ragione di bellezza, ogni condizione di perequazione, ogni linea di sottile correlazione.
“Non ci resta che la transumanza verso lidi diversi, più consoni a ritmi decisamente inebrianti, questo è vero. Il Molise va sempre più degradando verso concetti non propri, non condivisibili, non fermi al tempo di chi lo ha speso per favorire la straordinaria varietà dei nostri prodotti” – parole urlate da chi è orgogliosamente cafone, contadino, agricoltore.
Ma l’amore per il Molise è forte, irragionevole, a volte, e nonostante tutto fa proseliti e chiede di restare. La “restanza” come la “ritornanza” sono nel DNA dei grandi e il molisano che non soffre di autoreferenzialità, è grande. “Il contadino molisano è ordinariamente taciturno; non dice che l’indispensabile; abitante di una terra difficile, aspra, scoscesa, rotta, a pendii rocciosi, a sassaie aride, ha nelle vene l’asprezza della lotta per vivere”, così Francesco Jovine riconduce tutto all’umanità di chi è molisano nel bene e nel male, di chi nonostante la lotta è dura, si immedesima in una toppa che a sé richiede la chiave migliore. CiBiMolisani sono sì filosofia, ma non si fermano alla poesia, indispensabile e decisamente affascinante.
Si portano avanti e aprono porte di ferro, scardinano stereotipi nullafacenti, contrastano la voglia dell’oblio. Se non credete alle parole, passate ad i fatti e, forse, tornerete molisani e decisamente orgogliosi di esserlo.