10, 100, 1000 Ternana, questo è lo slogan che ci viene da gridare come incipit di queste poche ma sentite righe. Per la squadra umbra il Molise si è rivelato ancora terra stregata, cinque sconfitte in altrettante gare, in ordine: 1963-64 (2-0: Bosoni, Sciarretta); 1980-81 (1-0: Nemo); 1981-82 (2-1: Scorrano, Biondi, Borsellino), (Coppa Italia, 2-0: Scorrano, Maestripieri); 2024-25 (1-0: Bifulco).
Teorizzava il grande filosofo Giambattista Vico che alcuni accadimenti si ripetono nel tempo con le medesime modalità e ciò non avviene per puro caso ma in base a un preciso disegno della divina provvidenza, di conseguenza, come possiamo noi, oggi, non abbracciare la “teoria dei corsi e dei ricorsi del campionato”? Il Campobasso, infatti (voto 7), contro la Ternana (voto 5,5), ripete nel girone di ritorno la stessa, sublime prestazione dell’andata.
Le interviste
Dopo tredici gare senza aver potuto godere dell’ebbrezza di un trionfo, il Lupo finalmente può cingere il suo capo con l’alloro dei vittoriosi. Contro le Fere rossoverdi si è finalmente rivisto il miglior Lupo della stagione, che ha gettato in campo cuore e sudore, passione e tenacia – vi vogliamo così… – Una partita equilibrata e cadenzata da un buon livello tecnico e agonistico, risolta dai nostri al 61′ con un gran bel tiro del redivivo Bifulco (voto 7).
L’esperienza dei nuovi innesti, unita al nuovo e azzeccato assetto tattico proposto, sta facendo vedere i suoi primi dolci e gustosi frutti; per questo, consentiteci di rivolgere un piccolo ma vivo apprezzamento al nostro novello “Giasone” Prosperi (voto 8), tecnico preparato e persona perbene.
Perbene come il popolo rossoblù che, malgrado l’infinita striscia di risultati amari, non si è lasciato andare alla depressione o peggio ancora alla contestazione, ma con maturità e amore si è stretto attorno alla squadra con rinnovato entusiasmo, sospingendola dal primo all’ultimo minuto alla vittoria finale (voto 10).
Ovviamente nulla è compiuto ancora, adesso bisogna conquistare la città degli Estensi, e allora, ancora una volta, sciarpa al collo, zaino in spalla e tutti a Ferrara.
Antonio Salvatore