La Divina Partita…
Quando sei a pochi chilometri dal mausoleo del Sommo Poeta, non si può non essere immersi e trascinati dalle onde dei versi cantati da Dante, attraverso un viaggio immateriale, travolti in sequenza dagli umori della paura, dell’ira e della rassegnazione prima; della speranza, della gioia, dell’incredulità e del godimento, dopo.
Questa è stata la disfida tra i galletti romagnoli e i lupi molisani. Un percorso di crescita interiore e spirituale; un viaggio che ha attraversato la “selva oscura” della sconfitta, la “purificazione” dello spogliatoio e, infine, la “luce” della vittoria.
Inferno: Nel mezzo del cammin di primo tempo, ci ritrovammo per una selva oscura, ché la diritta via della buona gara era smarrita.
Durante il viaggio per la foresta ardente, due i momenti che andremo ad ingrandir con lente.
Il primo accadde al 27′ d’orologio scoccar, quando il suicidio messer Martina decise di giocar. Di presunzione spugna, con sfera al piede uscì ramingo, a cercar nemico per vana pugna. Il giusto seguitar di calcio di rigor, fu saetta scagliata dal Petrelli calciator.
Al 44′ di feral lancetta, dopo la seconda pugnalata della punta romagnol galletta, che, con affilata lama di Franzolini castigatore, come burro trafisse il nostro reparto difensore. In quell’istante, la vision di Rizzetta dal perduto amor, la bocca sollevò dal fiero pasto, del cranio dello Zauri allenator.
Purgatorio: quindici minuti son bastati nell’espiatorio luogo, dove gli affranti atleti son stati avvolti nel fiammeggiar del rogo. Con sguardo a terra e vigor smarrito, parol di fuoco e sdegno, le loro basse orecchie hanno con vergogna udito.
Paradiso: con rinnovata tempra e ritrovato ardor, la maglia ha da subito riflesso la gronda del sudor. Con forze fresche dalle dorate ali, in un solo colpo si son sbiaditi gli antichi mali. Prima Brunet (51′) con gentile appoggio, poi Padula (72′) con ardita tigna, infine Leonetti (79′) con pennellata d’artista autor, hanno ribaltato la disperazion in entusiastico fragor. La molisana gente, incredula e stordita, ha gridato al cielo, stasera è più bella quest’aspra vita. Raggiunto l’azzurro ciel e scacciato il profondo oblio, ognun di noi domani potrà dir, c’ero anch’io.
Nulla è ancora dato di pregiato, ancor lungo e spinoso rimane il campionato, ci aspetta la guidoniana terra, dove non si parlerà di pace, ma di sportiva guerra. Allora, del rossoblu’ tifoso facciam allegra ma ardita schiera, per esser delle sei torri orgogliosa e fiera. Principiar la marcia con vessilli e squillanti canti, non saremo pochi e guarderem insieme avanti, con noi anche Gianluca, sereno e non più cupo, da lassù a seguir il suo amato Lupo.
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