Solo 10 le attività commerciali di Agnone avranno diritto ai ristori minimi del primo decreto Draghi, mentre la quasi totalità, compresi i piccoli esercizi commerciali, bar e ristoranti, anche dei paesi limitrofi, non avranno nulla.
I criteri sono il – 30% e oltre di calo del fatturato rispetto al 2019, oppure un fatturato inferiore a 10 mila euro., il che significa che bastano poche fatture per superare la soglia prevista, e di fatto si deve essere rimasti quasi inattivi. La sorpresa è arrivata quando, rivolgendosi ai rispettivi commercialisti, il calo di fatturato per le piccole attività di bar, ristoranti e commercio si è attestato in una fascia tra il 20 e il 29%. Di conseguenza, solo i grandi esercenti hanno avuto un ristoro, in quanto la variazione di fatturato è stata notevole.
Il fatto è facilmente spiegabile: i piccoli esercizi commerciali, nella nostra realtà locale, fanno poco fatturato, appena sopra sulla soglia di sussistenza, e non possono certo contare su una platea ampia di utenti, dato anche lo stato quasi nullo del turismo e il calo costante della popolazione. Quindi, essendo chiusi, in proporzione hanno avuto un calo non altissimo di fatturato, ma tale da comunque mettere in crisi l’attività, visto i bassi volumi.
Sconsolato, un esercente di un bar: “con il governo Conte almeno ho avuto 4.200 euro in 4 erogazioni che mi hanno aiutato a coprire almeno i costi fissi dell’energia e le altre cose, con questo governo l’aria è cambiata…in peggio”. Forse sarebbe bastato, come per i contributi erogati per le Aree Snai, che stanno arrivando in questi giorni nei comuni sotto i 5000 abitanti, di assicurare per gli esercenti di questi comuni piccoli un rimborso fisso, magari di 800 euro, per i costi fissi, invece di penalizzarli maggiormente con questo decreto cervellonico.
F.M.