Suona un detto di queste ore, “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi”. E in una località sciistica che si rispetti un parente stretto, più stretto di tutti è il fiocco di neve, al quale si riserva alla tavola del cenone un posto speciale, è nella mente di tutti, non può essere che così, lui porta allegria, ai piccini e ai grandi. E se per caso questo benevolo parente non ce l’hai, da qualche anno, a scanso di sorprese, ci ha pensato e lo prepara il nostro orafo per metterlo almeno affianco al tavolo, sotto l’albero e diventa così d’argento o d’oro; per non parlare di quello più irruento, che l’artigiano, con le sue abili mani ha prodotto per invocare addirittura la bufera, quella di Tramontana, insomma U’Abbldrizz in dialetto. Purtroppo non basta. E questo Natale su tutti gli Appennini sarà più mesto e meno bianco.
E allora che cosa fare? Scordatevi di andare in chiesa, aprire il cancelletto e tirare fuori dalla nicchia il buon Sant’Ippolito per metterlo a testa in giù, sarebbe un grave sacrilegio. Anche se si racconta e spesso i roccolani vengono additati di averlo fatto un dì. Posso assicurarvi che non è mai accaduto. Mentre da modesto storico locale posso assicurarvi che opera buona e pia c’è da fare: andare in chiesa e anche con una certa insistenza, tralasciando sicuramente, perché è Natale, qualche “eccesso” di troppo come quello che segue, che sicuramente non ci porrebbe in maniera favorevole davanti al Bambinello, il quale già appena nato dovrà sicuramente agire per redimere questa comunità da tante altre cose che non vanno, dicerie e qualche sopruso di troppo perpetrato a gente purtroppo debole e inerme. Ma questa è un’altra storia.
Vi dico cosa accadeva nel passato veramente, quando la neve tardava ad accompagnare Gesù Bambino nella
ripida discesa di questi giorni. Il buon Gregorio Cipriani, capostipite di una famiglia di albergatori, dopo essersi ripetutamente affacciato alla finestra per annusare l’aria e girato anche di notte sul terrazzo dell’Albergo Reale, la mattina scendeva in un angolo della bella villa al centro del paese e continuava a girare e rigirare a testa bassa preoccupato, sperava in un miracolo, che la lancetta del barometro desse segni di vita muovendosi verso una pressione più consona.
E se ciò non accadeva, “eccedeva” incominciando a imprecare benevolmente per l’impossibilità di soddisfare l’ansiosa clientela, nonché le tasche vuote per le grandi spese natalizie sostenute. Ripresa la lucidità si recava alla bottega di Cesarino, posta sulla salita che va alla Parrocchiale e acquistava un fascio di candele. Giunto in chiesa la illuminava a giorno davanti a quella nicchia e così, con tanta luce, sperava che il buon Sant’Ippolito si svegliasse dal sonno annuale e vedesse il da farsi. Illusione! È cosa risaputa che il giorno del santo cade il 13 di agosto e l’unica cosa che lui può fare quel dì è di evitare la pioggia per la processione, cosa che non sempre gli riesce.
Ma se Sparta piange Atene non ride. La novella e vicina “Garmisch”, posta come l’omologa tedesca più o meno a 850 metri, che non ha neppure un santo a cui chiedere aiuto, è in profonda crisi di identità. Senza la neve teme di perdere la preziosa qualifica di stazione sciistica acquisita da pochissimi anni, ormai impressa nella mente di molti. Lo smarrimento è preoccupante.
Cari amici credo che come in tutte le cose di questo mondo ci sia un momento in cui bisogna riflettere per rimettere la barra dritta. Perciò tra il Natale che va santificato e la mancanza di neve, che ci preclude il piacevole assillo del lavoro bianco, sia provvidenziale porre nuovamente tutte le caselle al giusto posto. Buon Natale!
Ugo Del Castello