Una lettera firmata da una persona di Pescopennataro giunge in redazione per stigmatizzare la chiusura del centro vaccinale di Agnone. Presidio sanitario questo tenuto aperto nel periodo della pandemia in palazzo San Francesco e dove hanno operato, gratuitamente, medici, infermieri e personale amministrativo.
“I miei genitori, ultraottuagenari, – si legge nella lettera – come tanti residenti nell’Alto Molise, hanno dovuto effettuare, oggi, la quarta dose del vaccino Covid, a Isernia. Migliaia di persone, di cui molte in precarie condizioni di salute, hanno dovuto affrontare, o dovranno farlo prossimamente, un viaggio di oltre 100 chilometri, con alte temperature, costringendo un familiare ad assentarsi dal lavoro. Molti, non avendo le possibilità materiali di raggiungere il capoluogo, rinunciano al vaccino. Chi all’Asrem ha programmato l’iniziativa dovrebbe rendere conto dell’operato e chiedere scusa pubblicamente, perché non ha calcolato gli altissimi costi sociali, economici, umani, ambientali, sanitari e i rischi collegati allo spostamento di massa dei nostri anziani. Bastava rimettere in funzione gli hub sul territorio, utilissimi nella prima fase, o far spostare unità dell’Asrem nei comuni.
La vicenda, che registra l’inspiegabile silenzio di sindaci e amministrazioni locali, pone ancora una volta l’attenzione sull’opportunità di tenere in vita la Regione Molise. Tema peraltro già sollevato da alcune eminenti personalità. Potremmo essere la Svizzera del sud Europa, mentre i residenti, costretti a pagare le tasse più alte d’Italia, ricevono servizi da Paese sgangherato e arretrato. Ci saranno vantaggi con la fine della fase autonomista? Di sicuro non si peggiorerà in termini di sanità, trasporti, lavoro, infrastrutture, ecc., perché già ai livelli più bassi in assoluto. E’ certo, invece, che i molisani non pagheranno più stipendi e prebende di quanti, ai vari livelli, e non solo politici, pur nella loro incapacità, inconsistenza e perniciosità, grazie all’autonomia si sono garantiti per la vita”.